“Cinecittà” il cuore e il sogno di Mario Pacelli

Cultura e spettacolo

“La vettura della metropolitana A si ferma sferragliando, quasi a richiamare alla realtà di oggi. Addio Cinecittà e tanti auguri per un lungo futuro.” Con malinconia, il saluto di Mario Pacelli a “Cinecittà”. Un saluto a un sogno, a un’illusione, a un’umanità geniale, a un’umanità sofferente, a un’umanità operosa, a un pezzo di storia irripetibile, a un’Italia che seppe imporre la sua creatività. Un saggio, quello di Pacelli, che cavalca con minuziosa precisione storica, la nascita, l’epopea, la decadenza di Cinecittà, con annotazioni preziose, realismo degli avvenimenti, esaminando cause ed effetti per le influenze pressanti della politica, l’inadeguatezza a volte imprenditoriale, il declino quasi inevitabile. E il saggio diventa storia, narrazione da cui traspare un’anima che ha amato, vissuto, luce e buio, occupazione violenta, guerra devastante, pace. E i contemporanei delle varie fasi, sono memoria di sangue, di miseria, di paura. Ma il genio e l’ingegno italiano attraversano il tempo, proponendo, innovando ed è grandezza, talento purissimo, invenzione strategica.

Una scuola per la produzione cinematografica, dal grande attore al regista, dall’artigiano abilissimo al tecnico specializzato: un mondo, un inno. Una occasione, un miraggio, un credo. E le pagine ricordano miti, divi, restituendo il fascino del verosimile cinematografico con efficace magia, mentre Roma squadernava le contraddizioni del momento storico che appartenevano a tutto il Paese. La cronologia, i dettagli danno “valore” alla verità storica, ma, per me, quel raccontare in punta di piedi, quell’attenzione alle masse oggi di deportati, poi rifugiati e infine “comparse” per un pezzo di pane, sono la dimensione della sensibilità dell’autore. Uomini, donne, personaggi caratteristici, l’impegno operoso di moltissimi, quel bar di ritrovo, ognuno con le proprie ambizioni, ognuno con il proprio fardello… una comunità che chiede vita e uno spazio doveroso. E c’è lo sguardo tenero di Pacelli.

Un viaggio per ripercorrere un’illusione con il cuore.

Oggi il tempo si è fermato…”Addio Cinecittà e tanti auguri per un lungo futuro.” Ed è una carezza.

Nene Ferrandi

“Cinecittà” La pupilla del Duce

di Mario Pacelli

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