Venticinque opere e un ambiente immersivo per incontrare di nuovo la lezione di Paolo Scheggi tra gli anni Sessanta e Settanta. Alla Cardi Gallery di Milano ha aperto la mostra “Making Spaces”, che indaga sia la relazione con l’architettura, sia il modo in cui Scheggi ha interpretato i concetti di interazione e multimendialità. A curare l’esposizione, realizzata in collaborazione con l’Associazione Paolo Scheggi, è Ilaria Bignotti. “Volevamo raccontare proprio questo – ha detto ad askanews -: come dietro le opere più famose dell’artista, le tele monocrome che rimandano a Lucio Fontana, allo Spazialismo e all’arte d’avanguardia degli anni Sessanta, dietro la sua ricerca sulla pittura, Paolo Scheggi sia stato anche un grande inventore di spazi”. Spazi che si ritrovano nelle opere realizzate con moduli di cartone colorato, capaci di allargare la dimensione di ciò che siamo soliti chiamare pittura. Ma che poi trovano la piena consacrazione e si collocano storicamente nell’ambiente ricostruito al piano superiore della galleria, “Interflore” del 1968, dove tra anelli fluorescenti e luci di Wood è possibile fare esperienza fisica della grande e sempre straordinariamente contemporanea lezione dello Spazialismo. “La mostra – ha aggiunto Ilaria Bignotti – è un omaggio a Scheggi e alla città di Milano, dove lui arriva nel 1961 e dove subito inizia a lavorare con grandi architetti e designer”. Molto affascinante anche il dialogo tra le opere e gli ambienti della galleria Cardi, che accoglie i lavori in modo naturale, restituendo, sebbene si stia parlando di un artista storicizzato, una piacevole sensazione di freschezza.
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