Recycling Beauty è una mostra imperdibile. Fa parte della serie dedicata da Fondazione Prada alle indagini sul tema del classico. La curatela è, come per le altre, di Salvatore Settis, qui con la collaborazione di Anna Anguissola e Denise La Monica. L’allestimento è ideato da Rem Koolhaas/OMA. Il tema della rassegna è il riuso delle antichità greche e romane da parte dell’arte post-antica dal Medioevo al Barocco. Si tratta di sincretismo culturale, di continuità iconografica della quale non sempre ci si rende conto. Così una scultura di marmo bianco a grana grossa con patina gialla raffigurante l’imperatore Antonino Pio, della metà del II secolo d.C., in seguito sarebbe diventata la rappresentazione di San Giuseppe. Sette teste antiche del Museo di Foligno diventano le Sette età dell’uomo, tra esse sono il ritratto di Marco Aurelio e quello di Adriano. Il Dittico Consolare di Manlio Boezio del 487 d.C. viene reimpiegato tra il VII e l’VIII secolo nella stagione più intensa dell’oreficeria e degli oggetti di piccole dimensioni dell’Alto Medioevo. Recycling Beauty, exhibition view at Fondazione Prada, Milano, 2022. Courtesy Fondazione Prada. È questa una mostra che fa riflettere sul senso del recupero in ambito artistico, che diviene sempre più serrato in epoca umanistica e rinascimentale, durante la quale l’arte del tempo viene addirittura confusa con l’arte antica. Si veda in questo senso la Testa Carafa, la Protome di cavallo di mano di Donatello, del 1454, a quel tempo scambiata per un’opera antica. La testa presenta una fattura straordinaria, in cui il grande toscano testimonia a tutto campo la sua attenzione per lo studio dell’arte antica che diviene modello imprescindibile per la sua arte. È una svolta epocale di evidente portata di cui, sino a non molto tempo fa, gli studi archeologici non tenevano conto più di tanto. In tal senso l’opera antica abbandona la sua condizione di mero reperto, di rovina, per ritornare a essere opera. Vi è una nuova legittimazione che pone in aperto dialogo i diversi momenti storici, così nelle diverse sculture tardo manieriste di Nicolas Cordier o in quelle del fiammingo François Duquesnoy, protagonista del Barocco romano. Così come nei marmi dei maestri cosmateschi. (Artribune)
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