L’odissea di un automobilista a Milano con l’auto elettrica nuova di zecca

Milano

Un lettore intenzionato a comprare una super car elettrica, dopo la giornata di prova, compra lo stesso modello d’auto, ma diesel.

Si fa presto a dire auto elettrica

“Ero fortemente intenzionato ad acquistare una Bmw Serie 7 elettrica, ma dopo un solo giorno di prova ho acquistato sì una Bmw Serie 7 , ma  diesel”. Comincia così quello che appare come un vero e proprio sfogo giunto in redazione da parte di un automobilista emiliano. “Vivo nel modenese e per lavoro mi sposto spesso anche se su percorsi non lunghi, principalmente nel Nord Italia.  Cambio l’auto ogni tre anni circa. Questa volta ero fortemente intenzionato a passare all’elettrico” spiega l’uomo, un piccolo imprenditore di successo.

“Dopo essermi informato e fatto le dovute comparazioni la mia scelta è caduta sulla BmW Serie7i, una vettura a mio avviso davvero straordinaria. Così contatto il concessionario per la prova di rito. Ritiro l’auto, che mi dà subito ottime sensazioni, e stabilisco, vista l’autonomia ben più che sufficiente, di recarmi ad un appuntamento a Milano, una città a sicura portata di batterie e piena di centraline di ricarica” prosegue.

E qui comincia l’odissea

“Parto dalla mia casa in collina e arrivo nel capoluogo lombardo, o meglio in un paese dell’hinterland ovvero Concorezzo con una autonomia residua scesa a metà” racconta. “Incontro il mio interlocutore che si interessa anche della nuova vettura. Alla fine glie la faccio provare e, dopo un giro in autostrada a velocità non bassa e due sgasate, ecco il segna batteria precipitare a 150 chilometri di autonomia”.

“Nessun problema, penso. Troviamo una centralina e via. Faccio una ricerca su internet e scopro di aver commesso un errore, forse l’unico, da parte mia. Infatti non sapevo, e credo che in pochi lo sappiano, che per accedere a rifornimenti alle colonnine di supermercati, Enel o quant’altro, occorre nella maggior parte dei casi scaricare una app con tessera e via dicendo” spiega.

“Allora chiamo Bmw che mi spiega che davanti alla concessionaria c’è una loro centralina. Vado ma la trovo occupata. Mi dicono che la macchina che si sta ricaricando è lì dal mattino e presumibilmente il proprietario tornerà nel pomeriggio” continua.

Non finisce qui

“Non mi scoraggio – prosegue il racconto – e scopro che non lontano da San Donato, sulla via Emila ci sono due colonnine. Vado,  ma il primo punto di ricarica lo trovo occupato da un vecchio furgoncino che di elettrico non ha proprio nulla. Però, intanto, è impossibile fare il pieno. Mi reco allora alla seconda postazione e lì la colonnina è fuori uso. Morta”.

“Richiamo la concessionaria Bmw ed una impiegata mi invita a recarmi da loro e questa volta usare le colonnine poste all’interno del concessionario. Vado con l’angoscia di chi vede la carica dell’auto ben sotto il 20% di autonomia. In ogni caso arrivo a destinazione e finalmente metto l’auto sotto carica. Tempo di un caffè o poco più e la vettura  è pronta: mi viene detto. In realtà la ricarica è durata ben più a lungo. Ed ho risolto il mio problema solo grazie alla gentilezza della Bmw”.

“Probabilmente sono stato particolarmente sfortunato. Oppure ho usato male l’auto con accelerate troppo forti. E ancora, non mi sono informato compiutamente sulle app da scaricare e sulle centraline in zona – dice ancora l’automobilista. – Ma uno come me, che ha i minuti contati, non può impegnare ore  per fare rifornimento. Come pure non posso informarmi preventivamente del posizionamento dei punti di ricarica ogni volta che debbo andare da un cliente“. “Morale – conclude l’imprenditore – ho comprato una Bmw Serie 7, però diesel. Un’auto che costa anche meno e di cui per altro sono soddisfattissimo”.

Le centraline restano un miraggio

“Ho contattato Verità & Affari – conclude il lettore – perché  scrivete spesso dei problemi dell’auto elettrica. Sembra,  scorrendo i titoli dei giornali, che stiano sorgendo centraline ovunque, ma la mia esperienza seppur breve è stata di segno opposto. Non è mia intenzione criticare l’automobile elettrica, ma porre la questione reale dei rifornimenti e mettere sull’avviso gli altri automobilisti. Fra tre anni riproverò certamente con l’elettrico, nel frattempo mi godo l’auto con il motore tradizionale e sorrido ogni volta che vedo l’insegna di un distributore di benzina”.

Il racconto del lettore, se resta in sostanza un fatto specifico, conferma nella sostanza ciò che sta emergendo con sempre maggiore evidenza. In effetti la situazione delle colonnine di ricarica nel nostro Paese è il problema principale (con il prezzo delle vetture) del mancato sviluppo della mobilità elettrica. Il dato delle vendite di gennaio mostra addirittura un decremento della quota di mercato dell’auto green che passa dal 3,2 al 2,6%. La mappa delle centraline mostra un’Italia spaccata in due con quasi il 70% per cento dei punti di ricarica concentrato nelle regioni nel Nord più il Lazio.

Di queste, la gran parte risultano posizionate in Lombardia (regione,  per giunta,  teatro  del negativo racconto del nostro lettore). In questi giorni si susseguono annunci di nuove centraline nelle città e sulle autostrade. E nel Pnrr oltre 700 milioni di euro riguardano proprio l’elettrificazione della rete stradale italiana. Ma su questi ultimi fondi pesa il problema dei ristretti tempi di realizzazione (contenuti nello stesso Piano di ripartenza)  che potrebbe finire per  vanificare lo stanziamento. Sta di fatto che in queste condizioni diventerà sempre più complesso per le case automobilistiche rispettare il diktat dell’Unione Europea che vieta dal 2035 la vendita totale di auto con motori termici.

mauri.cattaneo@gmail.com (Verità&Affari)

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