Alcuni mesi fa , mi recai davanti al liceo Manzoni di Milano a distribuire dei volantini contro l’ eutanasia.
Il volantino non era per niente “fascista”, ma al contrario, per la difesa della vita umana. Eccolo (fronte/retro):
E poi ero a volantinare individualmente su suolo pubblico e quindi non stavo facendo nulla di illegale. Nemmeno avevo bisogno della autorizzazione della questura.
Ad un certo punto mi si avvicinò una ragazza che mi chiese sorridente una copia dello scritto. Glielo consegnai altrettanto sorridente. Non mi aspettavo certo cosa sarebbe successo poco dopo.
La tizia ritornò assieme ad un gruppo di ceffi. Il capogruppo mi minacciò e mi intimò di andarmene. Io dissi loro che avevo tutto il diritto di distribuire i miei volantini. Per tutta risposta cercarono di strapparmi i fogli di mano e di distruggerli. Ci fu qualche spintone. Alla fine suonò la campana e gli “studenti” entrarono nelle scuola. La ragazza, prima di rientrare, mi intimò di stare zitto e di non denunciare il fatto alla polizia, perché loro avrebbero detto che ero stato io a creare problemi e fare aggressione sui poveri ragazzi indifesi… Stessi metodi di sempre.
In effetti ai miei tempi (io sono del 1952) finiva tutto così. I Kompagni facevano le violenze che volevano, ma poi i “colpevoli” erano quelli di destra, i “fascisti”.
Io fra l’altro fascista non lo sono proprio. Quando ero ragazzo partecipavo alla assemblee di Mario Capanna in Statale e poi ho fatto parte di Democrazia Proletaria.
Quello che ho raccontato è solo un piccolo episodio di quanto accade normalmente nelle nostre città. Ce ne sarebbero molti altri.
Mi ricordo che una volta in Università Statale sono stato aggredito dai Kompagni che stavano occupando delle aule. Mi hanno strappato i volantini e minacciato di morte. Più o meno lo stesso di quanto accaduto al Manzoni.
Mi vengono in mente tanti altri episodi. Ad esempio la battaglia che ho fatto contro i murales con i pugni gli chiusi sui muri della scuola magistrale in via Bazzi. Ovviamente i murales sono ancora lì e nessuno li ha fatti rimuovere.
Mi vengono in mente i fumogeni sparati dai centri sociali in piazza Duomo contro chi manifestava contro il DDL Zan.
O le aggressioni ai gruppi pro life che manifestavano contro l’aborto.
O i collettivi del Parini che vanno a dipingere i loro slogan perfino sulle pubbliche strade, come se fossero i padroni della città.
Mi vengono in mente le provocazioni rivolte alle “sentinelle in piedi” mentre manifestavano silenziosamente all’arco dalla Pace.
Mi viene menta anche la censura sistematica (e, questa sì, “fascista”) operata dalle giunte di sinistra di Milano (e dalle amministrazioni rosse in tutta Italia) ai manifesti di Pro Vita e Famiglia.
Mi viene in mente l’ “accoglienza” riservata a Mestre dai centri sociali a Mario Adinolfi, colpevole solo di voler pubblicizzare il suo libro in una pubblica conferenza.
Potrei scrivere un libro in proposito. Magari lo farò prima di morire.
Purtroppo i tempi non sono cambiati. Lo squadrismo di sinistra è libero di manifestarsi a suo piacimento. Diventa parte del paesaggio e nessuno ci fa caso. Mentre se dall’altra parte qualcuno ogni tanto reagisce, ecco che viene agitato il fantasma del “fascismo”.
Come successo a Firenze dove si parla di “squadrismo fascista, dimenticando tutti quello che ci sta attorno. Leggiamo ad esempio sulla rivista Tempi:
“Fa niente se un professore del liceo Michelangiolo, quello della scazzottata appunto, dice che a cominciare sono stati i Collettivi, o se precedentemente all’«aggressione squadrista» (copy il sindaco di Firenze, Dario Nardella del Pd) la sede Casaggì/Azione studentesca di Firenze sia stata imbrattata con parole quali «fate cagare, servi bastardi, Firenze vi odia, merde, infami, gli unici stranieri sono qui, fasci infami», o se durante la manifestazione contro i fasci i collettivi abbiano inneggiato a Tito, alle Foibe e al «Meloni fascista sei la prima della lista», o se la Procura che indaga sulla rissa davanti al liceo Michelangiolo escluda aggravanti politiche: «Soltanto futili motivi”.
Stessa ipocrisia. Stessi metodi di sempre.
Angelo Mandelli SAMIZDAT MILANO
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