Piazza Diaz…c’ero anch’io….Viaggio nella dolce vita di Piazza Diaz, regno dello champagne e dello swing

Milano Video

Tre  CD e un libro ricordano l’epica d’oro del jazz,  e dei cantanti romantici della “swinging Milano “

Di Claudio Bernieri

Roby Matano

“Se vuoi uscire con la tua donna una sera in un locale elegante, dove vai, in discoteca?  O dove si fa il rap?” si  chiede con malinconica ironia Roby Matano, il leader del famoso gruppo I Campioni.

Risponde Pino D’Isola, cantante confidenziale: promette di pubblicare presto in un libro la storia dei locali da ballo, balere comprese, della Lombardia.” Ho già il titolo: una vita da swing”

Ma ecco spuntare un mitico, imperdibile cofanetto: “Santa Tecla c’ero anch’io” con dieci tracce,  storiche  della bohemeneghina: un locale degli esistenzialisti musicisti, da Intra a Patruno e Sellani (per citare alcuni nomi celebri). Un Cd con copertina di Dario Fo, da collezione, promosso da Enrico Intra e da Massimo Monti di Musicians & Producers..

Tutti si svolgeva in piazza Diaz e strade limitrofe: era la dolce vita dei cumenda, dello champagne, dello swing. L’ultimo romantico  crooner, Pino D’Isola,  presenta così in due CD  lo swing milanese degli anni del boom, mentre

Roby Matano e i Campioni con un giovanissimo Lucio Battisti (a destra)

Roby Matano fa uscire  contemporaneamente per i tipi della casa editrice  “La dolce follia” un  suo libro di memorie, sulle notti magiche dei locali del jazz nel centro di  Milano, dal dopoguerra agli anni 70.

I nomi di quei locali sono entrati nella leggenda: il Santa Tecla, l’Astoria, il Prima donna, il Bounty, il William’s, il Maxim, il Rayto de oro, l’Arethusa. I personaggi: il giovanissimo Lucio Battisti alla chitarra nel complesso dei Campioni, la perla dei Caraibi che filtra con Pelè, Omar Sivori, Claudia Cardinale, Angelillo, Walter Chiari, Ava Gadner

E sui palchi, fino alle 8 del mattino, c’era Roby Matano con  il suo complesso, … La dolce vita milanese era tutta  lì, in piazza Diaz, e allora non c’era  Dagospia a spiare  le  notti bianche… C’erano i barman e qualche cronista curioso a raccontare i gossip… Pino D’Isola, re del melodico americano, rievoca quell’epopea: dalla sua voce  calda  ecco, con un poco di nostalgia,  gli anni folli del jazz in piazza Diaz: i cantanti facevano di filata anche 70 pezzi dal vivo per serata, e tra notti e nebbie, arrivavano per sentire Dallara industriali in Rolls Royce, o commendatori che sembravano usciti dalla pellicola  di Miracolo a Milano, con cornice di  belle donne  a caccia di patrimoni.

Pino D’Isola

Il maestro Valentino Mancino (20 anni sul palco del Top Town) produttore, cantante, pianista e re dello swing milanese, celebra  quegli anni  producendo due CD (Meravigliosamente amore e  Non solo swing) che raccontano con la voce di Pino D’Isola e gli arrangiamenti di Roberto Pirola la Milano da bere di piazza Diaz e dintorni, con dependance in galleria Manzoni: i camerieri in giacca nera o bianca, i  salottini rossi, le guardarobiere che noleggiavano le giacche, le lampade liberty, il fumo denso delle sigarette, tutto un bric e brac  di argenti e lustrini  e velluti  che sapeva  di New York, ma anche  di  maison. Cumenda in smoking e signore in abito lungo ascoltavano Celentano, i due Fred (Buscaglione e Bongusto), Bruno Martino e Peppino di Capri.

Poi dopo la dolce vita e gli anni d’oro dello sviluppo industriale, ecco l’arrivo dei “ligera”, Turatello e Vallanzasca e le loro notti  folli alla Porta d’oro di piazza Diaz…Dalla dolce vita alla malavita, racconta Matano nel suo libro:  seguì lo sboom e l’austerity. Ricorda ora un barman famoso, l’Oreste: “Una sera il figlio di Gheddafi spese 10.000 euro in champagne con le entreneuses”. Nell’85 si poteva ancora assistere alle coreografie sexy di Minnie Minoprio al Maxim.. Seguirono Ilona Staller e Eleonora Vallone.

Infine lo sboom, con la trasformazione dei night  in  discoteche;  e la pietra tombale del  covid: oggi da 33 night club ai tempi magici di Walter Chiari e Peppino di Capri (più le decine di sale da ballo) i locali sopravvissuti risultano  solo tre.

Cantava Bruno Martino.. “e la chiamano estate..”.

Ma oggi come chiamare il ballo del mattone nel caos  delle discoteche?

Ecco i racconti di Matano nel suo libro di ricordi e le struggenti canzoni di Pino D’Isola..

Ma lo swing confidenziale, quello che faceva ballare le coppie, dove è finito? Forse ritorna oggi con le canzoni di Pino. Siamo stati con il direttore d’orchestra e produttore Valentino Mancino in un allegro pellegrinaggio tra le saracinesche abbassate dei night di piazza Diaz…Il PussyCat, la Porta d’oro, il William’s…approdando infine allo Shilling’s e al Venus, i due ultimi avamposti che mantengono viva la tradizione del night club. Champagne, luci soffuse e pubblico elegante.

Resta la memoria di vecchi cronisti che passavano molte notti  tra quei velluti, moquette e arazzi rossi che avevano ospitato  re Faruk, il re di Svezia, Franck Sinatra… e spogliarelli e scapoli in cerca di avventura, ammogliati in vena di scappatelle, ricchi arabi e un viavai di camerieri: e intorno, tante belle ragazze. E poi spettacolini di illusionisti, contorsionisti, equilibristi… E magari, a un tavolino oscurato dal fumo delle sigarette, anche qualche balordo della  mala.

Francis “Faccia d’angelo” Turatello e Renato Vallanzasca

Già, vanno ricordati  anche gli anni delle pupe e dei bulli, dei ligera di Quarto Oggiaro e della Comasina… Erano gli anni della mala e i vari Turatello, Vallanzasca  e Luciano Lutring  si dedicavano agli stravizi  notturni …Turatello arrivava in Rolls Royce davanti alla Porta d’Oro, ricorda un cronista dell’epoca, Michele Focarete, che ha dato alle stampe un suo libro di memorie (Milano by night)  e  riporta un aneddoto raccontato dal manager Alfredo Balestrieri, già proprietario del Maxim e del Marocco: “Una sera arrivò Turatello, che io non conoscevo di persona e mi chiese di non far lavorare più nel mio locale una tale Sandy Kristal. Io mi arrabbiai, ma come si permette di darmi ordini?  Un dipendente del mio locale mi tirò la giacca, mi portò in un angolo e mi rivelò che il tale era Turatello e Sandy era la sua donna…Sbiancai…”

Roby Matano intanto, dalla sua scuola di musica aperta a Caravaggio, si chiede: ma dove è finita la grande musica italiana?

Tempo di revival, dunque, per gli amanti della buona musica, che pare defunta. E di riflessione: tre CD e un libro (per ora).

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