In 15 racconti “La pelle di Milano” e le sue contraddizioni

Milano

“La pelle di Milano” è una raccolta di racconti frutto di un concorso al quale hanno aderito più di trecento autori e autrici fra i diciotto e i trent’anni – Il Libraio.it propone “La seconda morte dei pesci fantasma” di Giuseppe Cecere, tra i quindici vincitori

Milano non è certo una città facile (e lo conferma il recente dibattito sulla crisi del capoluogo lombardo): bisogna ascoltarla, bisogna saperla guardare, bisogna starci, passarci, esservi condannati, essere presi in prestito. Solo allora la si riesce a raccontare.

La pelle di Milano, in libreria per Mondadori con la prefazione di Giacomo Papi e Alberto Rollo, è una raccolta di quindici racconti che vede protagonista la città e le sue contraddizioni, le sue luci e le sue ombre. Testi narrativi, dunque, che raccontano e provano a svelare la Milano di oggi.

La pelle di Milano ospita i racconti di quindici autori e autrici, selezionati da una giuria composta da Michele Serra, Daria Bignardi, Helena Janeczek, Giorgio Fontana, Fabio Guarnaccia, Malika Ayane, Giacomo Papi, lo stesso Rollo, Cristina Taglietti e Vittorio Graziani.

Le autrici e gli autori sono, in ordine alfabetico, Stefano Adesso, Giovanni Belcuore, Nicolò Bellon, Marta Cavo, Giuseppe Cecere, Chiara Deiana, Jacopo Epifani, Ludo Guaita, Raffaele Iaccarino, Luca Leone, Mahshad Mahdavi, Giulia Perri, Silvia Righi, Ruben Rossi e Moïse Leon Rutz.

La premessa di questa antologia è una sfida lanciata dal Laboratorio Formentini e dalla casa editrice Mondadori attraverso un concorso al quale hanno aderito più di trecento autori e autrici fra i diciotto e i trent’anni.

Nella presentazione si spiega che l’antologia “cerca quasi automaticamente tagli prospettici che non rispettano i luoghi comuni e disegnano una mappa originale della città, indugia sulla vita e sulla mala vita, fa esplodere ritratti di rabbia, di desolazione, di desiderio; affonda negli interni di abitazione precarie e srotola tappeti strappati di periferie; stacca ritmi che segnano il tempo immobile e il tempo velocissimo della sopravvivenza; scende negli inferi e risale a contemplare il cielo”.

ilLibraio.it

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