Ricordando Maddalena, una milanese DOC “Quando tu metti un cerchietto in testa, sei vecchia”

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“Quando tu metti un cerchietto in testa…sei vecchia. E’ la resa. Con i capelli senza linea, tirati in modo irrispettoso, calati nell’unto di due mesi senza vedere l’acqua, inutili in un panorama di rughe imbronciate, di un naso troppo arcigno e una bocca disastrata da denti più o meno finti. L’età non direbbe che sono decrepita e neppure imbalsamata nella depressione, ma il tempo in casa è lungo e senza via d’uscita. Io vivo per i viaggi, per gli incontri, per ciciarare senza pretese  con un vestito nuovo. Ho messo il cerchietto, ma la porta di casa è chiusa, la solitudine e una sbronza, raramente, mi tengono compagnia.

Ho mantenuto alla finestra il giardino della vita, ma non canto più. “Sola me ne vò per la città…” ed era bello su un tram girovagare senza meta per Milano, con i colori, i lampioni, la sera, quando le strade trasudavano il profumo del caffè o della cassoeula nelle trattorie alla buona. E rivedevo i platani giganti, gli angoli terrosi, le facciate colorate dalla muffa, i monumenti imperiosi, le chiese secolari.

Sul tram quasi deserto scambiavo due parole con il bigliettaio e ricordavamo i tempi della guerra, quasi fosse un mostro da dimenticare. Ero bella, con la risata facile e lavoravo al banco di una panetteria considerata una famiglia a cui ricorrere quando mancava il pane. Incontrai Franco, camionista doc che mi portò in Inghilterra, in Francia, in Belgio per la sua professione e scoprii nuovi mondi, nuove dimensioni. Ma tornare a casa, a Milano e rivedere i miei fiori, era rinnovare la gioia di essere milanese” (confessioni di Maddalena)

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