Blackout ricorrenti. Che succederà quando anche le auto dovranno alimentarsi con l’energia?

Fabrizio c'è Milano

Negli ultimi giorni, causa caldo e aumento dell’energia consumata dai condizionatori, molte zone di Milano sono state colpite da blackout, che in certi casi hanno superato le 10 ore. Disagi, danni e solite attese infinite al numero verde per richiedere intervento di ripristino da parte di Unareti.

La prima domanda da porsi è: in una città che ha una rete elettrica da terzo mondo e una capacità di energia appena sufficiente all’ordinario consumo, cosa succederà quando i cittadini, seguendo le indicazioni Ue e i folli divieti comunali addirittura in anticipo, si doteranno di auto elettriche che verranno alimentate tutti i giorni da prese collocate nei garage condominiali o nelle colonnine che, prima o poi, verranno costruite? È un mistero come la rete elettrica di Milano, che per bocca della stessa A2A, necessita di un piano di investimenti che impegnerà almeno  10 anni, potrà sopportare la  domanda aggiuntiva di energia.

Con Pisapia e Sala il Comune, proprietario di A2A, ha chiesto alla sua società multiutility di fare utili per distribuire dividendi destinati al bilancio comunale. E poi i principali investimenti green sono stati fatti per comprare centrali eoliche e solari. Assente invece l’attenzione alla rete di Milano, vero sistema nervoso della città. Solo negli ultimi anni, caratterizzati da importanti blackout quando a giugno si verifica il picco di consumi, si è avviato un piano di investimenti. Però i tempi per attuarlo saranno lunghi: si vuole raddoppiare il numero delle 9 cabine primarie, ma ne è stata realizzata solo una in più dall’avvio del Piano nel ’21. Inoltre la presenza dei Verdi spinge Sala a battere più sul tasto del risparmio dei consumi e meno sull’aumento della potenza disponibile, proprio mentre con la corsa alla mobilità elettrica e la nuova M4 Milano sarà sempre più energivora. Dunque ci aspettano ancora altri blackout. Dunque occorrerebbe potenziare il pronto intervento di Unareti, chiaramente insufficiente, e così pure il servizio di numero verde. Né può bastare la promessa di rimborsare gli utenti che hanno avuto più di 8 ore di stop. Occorre riportare gli investimenti sulla rete elettrica e dell’illuminazione pubblica al centro delle richieste che il Comune fa ad A2A. Ritornare ad una maggiore qualità di materiali e impianti impiegati. Infine è saggio, anche per questo motivo strutturale, evitare di puntare solo sull’elettrico in materia di mobilità. Insomma sarà bene liberarsi dei danni che l’ideologia verde ha fatto anche in questa azienda, un tempo simbolo dell’efficienza meneghina.

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