La Fibrillazione Atriale è una aritmia che colpisce prevalentemente una popolazione con età compresa tra i 65 e gli 89 anni, benché tale prevalenza si stia spostando su popolazioni sempre più giovani. (ISTAT).
Questa Aritmia è responsabile di una serie di sintomi spesso invalidanti: mancanza di fiato (dispnea), cardiopalmo e/o palpitazioni, stanchezza (astenia) e nel 25% dei pazienti anche il dolore toracico. Studi clinici e osservazionali considerano la Fibrillazione Atriale come una delle cause più frequenti di ischemia cerebrale (ictus).
Curare la Fibrillazione Atriale significa guarirla, salvare il cuore, non togliere i sintomi è lasciare che la malattia prosegua e peggiori sempre di più.
L’Ablazione della Fibrillazione Atriale rappresenta attualmente la procedura interventistica più efficace per contrastare l’evoluzione della malattia.
Cosa significa? Consideriamo il cuore come un campo di battaglia: gli impulsi elettrici “nemici” che generano la Fibrillazione Atriale nascono allo sbocco delle vene polmonari in atrio sinistro.
Una trincea solida che impedisca il dilagare degli impulsi costruita attorno a queste vene, impedirebbe il nascere della Fibrillazione Atriale.
L’Ablazione della Fibrillazione Atriale non è altro che la costruzione della trincea: a livello venoso inguinale (via percutanea) vengono inseriti degli elettrocateteri che permettono la ricostruzione di una mappa elettro-anatomica dell’atrio sinistro (il campo di battaglia) grazie ad un sofisticato software satellitare, a questo punto il catetere “ablatore” determinerà le lesioni (trincea) attorno alle vene polmonari, creando così lo sbarramento all’invasione degli impulsi elettrici alla base dell’aritmia.
Non curare la Fibrillazione Atriale mette il nostro atrio sinistro nelle mani dell’aritmia, che, col tempo, porta all’aumento delle dimensioni della camera cardiaca e in ultimo allo scompenso cardiaco.
Prof. Antonio Sagone
Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università Statale degli Studi di Milano nel 1991, ha conseguito la specializzazione in Cardiologia sotto la guida del Professor Bartorelli alla scuola di Specialità dell’Università Statale degli Studi di Milano.
Ha iniziato la sua carriera come emodinamista all’Ospedale Sant’anna di Como, per poi abbracciare l’Elettrofisiologia prima all’Ospedale Luigi Sacco di Milano, dove ha ottenuto il riconoscimento dell’alta specializzazione in cardiologia interventistica, quindi presso l’IRCCS MultiMedica e nel 2020 ha inaugurato il Nuovo Laboratorio di Emodinamica dell’Ospedale Sacra Famiglia di Erba.
Si occupa della cura dei disturbi del ritmo cardiaco, in particolare la cura della Fibrillazione Atriale, attraverso l’ablazione percutanea transcatetere sia con metodica crio che con rf, utilizzando i più moderni sistemi di mappaggio.
Sono in grado di performare tutte le procedure percutanee di cardiologia interventistica di alta specialità: chisura dell’auricola sinistra, impianto di pace maker anche senza cateteri (leadless), impianti di defibrillatore (transvenoso e sottocutaneo) e chiusura del FOP (forame Ovale pervio).
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