God save the King Beppe, i save the Queen Elena!

Milano
Veniamo subito al punto, cosa c’entra l’assessora Grandi con le conseguenze disastrose del cataclisma che ha colpito l’area dei Giardini Montanelli (noi di quella ci interessiamo e di quella ci occupiamo da sette anni)? Pochissimo. Quanto poi sia importante questo pochissimo, è tutto da vedere. Ci teniamo a chiarire che scriviamo questa storia non per il gusto della polemica, ma perché non ci piace essere presi per i fondelli.
Iniziamo dalla primavera del 2016, AGIAMO è ancora in sala parto, mentre Sala è in sala travaglio per il ballottaggio per le elezioni comunali del post Pisapia. L’assessore al verde uscente è l’indimenticabile Chiara Bisconti che dei Giardini Montanelli si è sempre dimenticata. L’azienda che ha l’appalto del verde è la Rappo srl di Cusago – Milano, una ditta di giardinieri esperti. Come dicevamo, il ballottaggio politico è alle porte e Sala ci incontra ai Giardini per raccogliere consensi. Con lui c’è anche Elena Grandi, che è l’assessora al verde in carica del Municipio 1. Questa sarà l’unica occasione in cui avremo modo di vederli ai Giardini, a parte durante l’inaugurazione di un’area giochi e ai cocktail di Orticola. C’è stato un forte temporale la notte e, saltando le pozze, come cavalli di fronte alle riviere, gli mostriamo le molte criticità. Vi risparmiamo l’elenco, che tutti coloro che frequentano i Giardini conoscono a menadito. Sala risponde con un sacco di considerazioni intelligenti e interessanti, delle quali vigliacco se ne sarà messa in cantiere una. Tra parentesi, qualche tempo dopo avere vinto, deciderà di bannare AGIAMO su Instagram. Elena Grandi, invece, seduta ai tavoli del Bar Bianco, ci tiene a farci sapere che se fosse per lei i Giardini diventerebbero un’oasi protetta in cui non potrebbero entrare i cani… i cittadini sì, ma solo su prenotazione e accompagnamento. Dobbiamo dire che abbiamo subito apprezzato la sua acutezza e franchezza, anche perché noi eravamo tutti con almeno un cane al guinzaglio.
La prima vittoria di Sala in Comune, porta Pier Maran all’assessorato al verde, mentre Elena Grandi viene confermata col medesimo incarico al Municipio 1. Nel frattempo, il contratto con Rappo scade e viene indetta una nuova gara d’appalto per il verde cittadino. La gara è al ribasso. Siamo ad aprile 2018 e il vincitore è Miami, azienda fondata per l’occasione da Avr, che a Milano non ha mezzi e uomini per svolgere l’attività e che, per avere i secondi, recupera poco alla volta e a piene mani gli operai dell’azienda trombata Rappo. Iniziano mesi di passione perché i vincitori partono da zero. Ai Giardini la manutenzione è del tutto assente, proprio nel momento di massima esplosione della natura. L’erba cresce e nessuno la taglia… un po’ come è successo quest’anno con l’idea geniale di Elena Grandi di adottare il “protocollo Francoforte”. È interessante notare che tra i punti a favore del vincitore, oltre al ribasso, c’è l’impegno a utilizzare mezzi ecologici a batteria e quindi non con motori a scoppio, che però in seguito non li abbiamo mai visti all’opera.
Dopo qualche mese, Miami inizia ad assestarsi e la crisi sembra essere risolta. I rapporti di AGIAMO con Maran sono di grande collaborazione sino a quando, a metà del 2018, ci convoca nel suo ufficio per dirci, in estrema sintesi, che eravamo troppo attivi e di non rompere troppo le palle: lo standard della manutenzione dei Giardini era quella e quella dovevamo farci andare bene, volenti o nolenti. Noi eravamo rimasti dolenti e di stucco.
Un’altra parentesi, dopo avere conosciuto i responsabili di Miami a Orticola 2017, avevamo proposto loro di fare un giro insieme ai Giardini per vedere gli aspetti più critici. La proposta fu accettata con piacere, ma fu cassata proprio da Elena Grandi che impedì loro di metterla in atto.
Dopo un paio d’anni di discreta gestione ordinaria dei Giardini da parte di Miami, discreta, non di più, all’avvicinarsi della scadenza dell’appalto, inizia una fase involutiva nella quale si riscontra addirittura che numerose contestazioni rilevate dagli ispettori comunali vengono chiuse online senza essere di fatto risolte.
Altro evento interessante, nel gennaio 2018 entra in vigore il nuovo regolamento del verde che, tra le altre novità, vieta il taglio dei rami con un diametro superiore a 9,5 cm, e in cui si stabilisce che “La potatura va considerata un intervento che riveste carattere di straordinarietà… l’obiettivo fondamentale della potatura è… di mantenere piante soprattutto con il massimo sviluppo della chioma”.
Dobbiamo dire che queste disposizioni sono state applicate alla lettera perché in tutti questi anni sono state pochissime le ore di lavoro impiegate per le potature.
Arriviamo alla primavera del 2020, l’appalto di Miami è scaduto, ma, inspiegabilmente nessuna nuova gara è stata ancora indetta, per cui inizia il primo anno di proroga, proroga che è tutt’ora, tre anni dopo la prima scadenza, in vigore. Nel frattempo l’idea dei nostri amministratori è di affidare per 25 anni, praticamente un ergastolo, a MM tutto il verde cittadino. MM che fa buchi, non ha alcuna esperienza di giardinaggio e sta al verde come la talpa in un campo da golf. Tra ricorsi e contro ricorsi, a fine anno scadrà la proroga della proroga e quindi l’incertezza regna ancora sovrana. Ci sarà una nuova gara d’appalto? Avr o Miami che sia, parteciperà? Comunque sia, possiamo bene immaginare quale possa essere la capacità di pianificazione e l’efficienza di chi è in proroga per tre anni e mezzo.
Quindi, cosa c’entra con tutto questo e con le devastazioni causate dal cataclisma di martedì alle 4 di mattina, Elena Grandi, che solo dall’ottobre 2021 è diventata la nuova assessora comunale al verde? Di sicuro lei ha subito e avvallato le scelte di altri e ancora oggi le difende. Il suo unico provvedimento resta quello di ordinare di ridurre la frequenza degli sfalci, per il resto è rimasta guardare. Non tanto bene, per la verità, perché anche prima del disastro c’erano decine e decine di alberi secchi che non sono stati tolti, decine e decine di alberi malati, decine e decine di giovani alberi morti perché non curati e dissetati, decine e decine di alberi piantati in zone inadatte, tombini intasati, canali di scolo coperti di erbe spontanee (a parte quelli che curiamo noi a mano), viali che non drenano, ecc. Un’ultima amara considerazione, il cataclisma ha risparmiato il cesso all’angolo di corso Venezia che dal 2016 è inutilizzabile, e che nessun assessore, Bisconti, Maran e Grandi che siano, ha avuto lo straordinario coraggio di togliere.
Enrico Pluda
Presidente di AGIAMO

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