In Pakistan gli islamici hanno bruciato tutte le chiese di Jaranwala

Esteri

Padre Khalid Mukhtar, parroco della chiesa di Nostra Signora della misericordia a Jaranwala, racconta a Tempi come i musulmani hanno devastato la comunità cristiana per una «accusa inventata»: «Hanno distrutto anche casa mia»

«Ci sono 21 chiese a Jaranwala. Gli islamici le hanno bruciate tutte». È il sintetico e drammatico resoconto di una giornata di ordinaria persecuzione in Pakistan, quando mercoledì migliaia di musulmani inferociti hanno usato false accuse di blasfemia contro due fedeli come pretesto per devastare le chiese e le case dei cristiani della città del distretto di Faisalabad, nel Punjab. «Hanno bruciato anche casa mia, per fortuna sono riuscito a fuggire», dichiara a Tempi padre Khalid Mukhtar, parroco della chiesa di Nostra Signora della misericordia.

False accuse di blasfemia in Pakistan

Le violenze sono iniziate quando qualcuno ha portato davanti alla casa di un musulmano della città un Corano strappato e contenente frasi ingiuriose, insieme alla foto di un cristiano e il suo nome. L’uomo, Raja Masih, è stato accusato insieme al figlio, Rocky Masih, di aver commesso blasfemia.

Un’accusa di blasfemia è spesso una sentenza di morte in Pakistan, non tanto perché il reato è punito con la pena capitale, ma perché un sospetto è sufficiente per spingere migliaia di musulmani a farsi giustizia con le proprie mani, senza aspettare le indagini o il responso dei giudici. Dal 1987, oltre duemila persone  sono state accusate di blasfemia e almeno 88 uccise. Quasi il 50 per cento degli accusati sono cristiani, nonostante questi costituiscano appena il 2 per cento della popolazione pakistana.

«Si sono riuniti in moschea, poi ci hanno attaccati»

Molto spesso le accuse di blasfemia vengono lanciate per far fuori i propri nemici o per vendetta e anche in questo caso, secondo padre Khalid, «la foto diffusa che dimostrerebbe il presunto reato è stata manipolata. Le prove sono fabbricate».

Se le prove sono false, la violenza è reale. «I musulmani sono stati chiamati a raccolta dai muezzin attraverso gli altoparlanti sui minareti», continua il sacerdote. «Si sono riuniti prima in moschea, poi in un grande spiazzo e successivamente hanno attaccato noi cristiani».

Più di 2.000 cristiani hanno perso tutto

Al momento sembra che nessuno sia rimasto ucciso, ma l’odio cui hanno dato sfogo i musulmani è impressionante: armati di pietre e bastoni hanno attaccato le chiese e le case di centinaia di cristiani, appiccando il fuoco e devastandole all’interno e all’esterno. Secondo il sito Catholics in Pakistan, almeno 22 chiese sono state bruciate o danneggiate insieme a 220 case. Più di 2.000 cristiani sono sfollati e hanno perso tutto.

Parte della folla inferocita è addirittura salita sul tetto di una chiesa per abbattere la croce a colpi di martello, mentre sotto gli altri gridavano «Allahu Akbar».

«Hanno accerchiato la mia casa per due ore»

Padre Khalid è riuscito a salvarsi per poco: «Dopo aver bruciato la chiesa di Christian Colony, si sono diretti verso la mia canonica, a Nasir Colony, e hanno accerchiato casa mia per due ore protestando. Ho chiamato la polizia molte volte, ma non è intervenuto nessuno».

Dopo due ore, padre Khalid è riuscito fortunosamente a scappare. Ha ricevuto dei colpi da parte della folla di musulmani, ma non è rimasto ferito.

«I cristiani sono cittadini di serie B in Pakistan»

Almeno 128 persone sono state arrestate per le violenze, ma nessuno si fa illusioni: assalti di massa di questo tipo avvengono ogni tre anni e nessuno viene condannato dai tribunali.

«Siamo scioccati e increduli per quanto accaduto», ha dichiarato in un comunicato Benny Travas, arcivescovo di Karachi. «Ancora una volta la comunità cristiana è risultata vittima di odio e rabbia con chiese e case bruciate e distrutte. Ancora una volta i politici ci hanno espresso la loro solidarietà, promettendo che “giustizia sarà fatta”. Ma in realtà non succede mai niente e tutto viene dimenticato. Questa violenza dimostra ancora una volta che i cristiani sono considerati cittadini di serie B, che possono essere spaventati e terrorizzati a piacimento».

(Tempi)

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