Oggi il sorriso può diventare luce del viso e dare splendore agli occhi.
Per questo ormai da almeno 30 anni ho smesso di fare solo il medico che cura, per divenire colui che dona il benessere, inteso come l’insieme di salute, efficienza masticatoria e bellezza.
Un sorriso bello non è più un dato complementare ma addirittura un diritto riconosciuto dal Comitato Nazionale di Bioetica.
Denti bianchi e allineati: uno studio su un grande campione, svolto qualche anno fa in America, ha individuato in questi due elementi il successo di una buona cura dentaria e quindi di un sorriso.
Non a caso lo slogan che l’Accademia di Estetica Dentale Italiana coniò qualche anno fa è che “il sorriso è metà del viso”.
Dunque il sorriso come punto focale dell’immagine di sé, capace di produrre simpatia, di accattivare amicizia, di affascinare l’anima.
Vi racconto tutti i trucchi per ottenere un sorriso bianco e splendente.
Mentre nei 2 box qui sotto vi do alcune dritte sia sui dentifrici sbiancanti che sul “fai da te”.
Quando nel lontano 1991 fui intervistato dal Corriere della Sera sulla introduzione in Italia dello sbiancamento dentale, in molti (in tantissimi per il vero) la cosa suscitò scetticismo, paura di eventuali inconvenienti, timore di rischi di danni a carico di denti e gengive. Ma la metodica clinica che presentai è invece innocua, definitiva ed economica.
Si badi bene, parlo esclusivamente della tecnica di sbiancamento notturno. Quella che prevede di portare per tutta la notte delle formine di plastica trasparente riempite di un gel sbiancante a base di perossido di carbammide al 10%, una sorta di acqua ossigenata a bassissimo dosaggio.
Il segreto di questa tecnica, messa a punto nel 1989 alla North Caroline Institute dal professore Haywood e testata l’anno successivo alla New York University, è appunto, un dosaggio innocuo di “acqua ossigenata” in forma di gel a contatto del dente per almeno 4-6 ore. Infatti lo sbiancamento è permanente solo se l’ossigeno ha un tempo di permanenza di alcune ore.
Nei casi di denti anche molto gialli, lo sbiancamento fino al super-white (un bianco superiore all’A1 della scala VITA che è il bianco naturale) si ottiene generalmente in una settimana. Nei giovani la stabilità del risultato è assicurata per almeno 15 anni. Negli adulti, soprattutto sopra i 40 anni, il risultato si mantiene buono intorno ai 10 anni, questo perché il dente si scurisce con l’avanzare dell’età. In genere basta un richiamo di qualche giorno per riavere un sorriso super-white. E’ un metodo innocuo, dicevo, perché non danneggia lo smalto dei denti né le gengive.
La procedura è semplice: al paziente vengono consegnate delle formine di plastica trasparente (mascherine) costruite sui calchi di gesso ricavati dalle impronte delle sue arcate dentali. Il paziente prima di andare a dormire, le posiziona sui denti, dopo averle riempite di un gel a base di perossido di carbammide al 10% (equivalente a perossido di idrogeno, cioè acqua ossigenata al 3%). Al risveglio toglie le formine, e nel volgere di 10-15 notti i denti ritornano al loro naturale splendore in maniera definitiva senza compromettere né intaccare tutto l’apparato della bocca: i denti, le gengive, l’organismo. L’unico possibile inconveniente è un lieve aumento della sensibilità al freddo, transitoria, che passa nel giro di ventiquattro ore.
E’ economico perché il ciclo costa attorno ai 600 euro tutto compreso.
I casi più difficili sono quelli secondari ad un antibiotico preso in tenera età noto con il nome di tetraciclina. Possono essere necessari da 1 a 4 mesi di trattamento. Fino al raggiungimento di un risultato soddisfacente.
Ma passiamo a considerare gli altri tipi di sbiancamento, talora molto pubblicizzati. Sono sbiancamenti che io chiamo Fast in contrapposizione al Classic di cui ho parlato sinora
Fast sono quelli che si fanno in studio con il laser o con lampade alogene, utilizzano gel in alte concentrazioni di acqua ossigenata (dal 12% al 35%) per un tempo di esposizione di 30 minuti circa. Assicurano un risultato parziale e destinato ad una durata di pochi mesi. Il costo è di 300-600 euro a seduta.
Spesso inducono una ipersensibilità abbastanza forte, a volte dolore vero e proprio. Mi ricordo del caso di Mario Balotelli che pur se sconsigliato da me, volle provare in studio un sistema fast, salvo poi ad uscire di studio con il flaconcino di Toradol in tasca per contrastare il dolore.
Va detto chi i sistemi Laser e tutti quelli fast non hanno una adeguata sperimentazione clinica e scientifica. Sono sostanzialmente equivalenti a quelli in vendita in farmacia, tipo White-Streep, striscie trasparenti con perossido di idrogeno al 6%, equivalente ad una discreta dose di acqua ossigenata da utilizzare per mezz’ora alla volta. Costano poco (circa 50 euro) e danno risultati discreti che durano 3-6 mesi.
Ne esistono varianti in diversi vesti commerciali ma funzionano tutti poco e costano poco.
In conclusione Ok al sistema Classic detto Sbiancamento notturno: è innocuo, economico e definitivo.
No agli sbiancamenti fast (laser, luce led, ecc). Sono costosi, non testati a sufficienza e se danno risultati sono di breve durata.
SI e No a quelli in vendita in farmacia che sono sostanzialmente uguali ai Fast ma costano poco e utilizzano concentrazioni di “acqua ossigenata” abbastanza basse.
– I DENTIFRIFICI SBIANCANTI
Prima precisione.
I dentifrici sbiancanti non sbiancano, ma smacchiano.
Mi spiego: cancellano le ombre che fanno sembrare più scuro il sorriso e possono dare un discreto risultato ( a patto, ovviamente, che vengano usati su denti che abbiano già una buona colorazione di partenza).
Il più delle volte sono a base di silicio. Il silico è un minerale di origine vulcanica e viene utilizzato perché può essere frantumato in particelle davvero piccolissime. Questa sua caratteristica permette l’azione abrasiva del dentifricio. I dentifrici di questo genere possono suddividersi in due categorie. I più soft sono quelli adatti alla pulizia quasi quotidiana: contengono quantità di abrasivo davvero limitate. Ci sono anche dentifrici più professionali, si possono riconoscere perché sulla confezione è presente una sigla (RDA) seguita da un numero. RDA sta per “indice di abrasione” (dall’inglese Relative DentinAbrasionindex) e indicano quanto possono abradere lo smalto.
E’ importante che il numero indicato sia il più basso possibile, per non danneggiare lo smalto. Il minimo è 25 (si tratta di dentifrici a cui comunque si può ricorrere una volta ogni due- tre giorni). Invece è sconsigliabile acquistare prodotti che superino il 75 (da usare al massimo una volta alla settimana). Dunque sono da seguire con cura le indicazioni riportate su tutti i dentifrici “sbiancanti”.
L’unica sostanza che può sbiancare ripeto è l’”acqua ossigenata” (in realtà perossido di carbammide o di idrogeno)
2 -ATTENZIONE AL FAI DA TE
Fa bene o fa male usare il bicarbonato?
Il bicarbonato produce un aspetto gessoso, che al primo sguardo viene confuso con uno sbiancamento dei denti, non perché li sbianchi, ma perché li corrode. Un aspetto lattescente che dura poco tempo e distrugge progressivamente lo smalto.
Uguale discorso vale per il succo di limone (decisamente più gradevole per i patiti). La componente acida presente dà l’impressione di uno sbiancamento, in realtà, anche in questo caso, trattasi di una corrosione. Più o meno ha lo stesso effetto (ma in maniera più blanda, per fortuna) di una goccia d’acido lasciata cadere sul marmo.
Decisamente sconsiglio il sistema in voga presso i Romani a base di urea. Si, appunto, sciacqui di urina, magari di neonato, ma sempre urina.
Alcune tribù africane utilizzano lo sfregamento di una radice di un albero tropicale. Non si conosce il risultato, ma al massimo può avere un effetto smacchiante, mai sbiancante.
Insomma bando ai sistemi fai da te.
Infine una piccola nota sulle sostanze che macchiano i denti.
Poco, davvero poco, quello che è ritenuto il maggiore imputato: il caffè. Molto il fumo, il thè verde, la liquirizia.
3- PENNA LUCIDANTE
Buona per un pronto effetto, grazie ai suoi polimeri (una sorta di cera) rende i denti lucenti e super nuovi, dando una idea di salute e di benessere.
L’effetto è un “trucco” che dura una-due ore e si mantiene se non mangi e non usi cicche.
www.istitutoodontoiatricoitaliano.it www.esteticadentale.it
Gianfranco Aiello è stato docente di odontoiatria presso l’Università di Padova, svolge la sua attività professionale a Milano e Salerno.
Presiede l’attività di ricerca dell’Accademia di Estetica Dentale Italiana e dell’Istituto Odontoiatrico Italiano ed è stato consulente della Fondazione Veronesi.
Collabora con diverse testate giornalistiche ( Starbene, ecc.) e televisive.
Cura il sorriso di molte star dello spettacolo, dello sport, ma anche, gratuitamente, quello dei bambini bisognosi e segnalati da istituzioni umanitarie. www.istitutoodontoiatricoitaliano.it www.esteticadentale.it