Riguardo il tema sempre più cruciale della mobilità, Milano merita un approccio serio e utile, senza preconcetti e senza condizionamenti dettati dalla politica..
Questo il concetto attorno al quale si è svolto sabato 11 novembre 2023 il convegno promosso dalle associazioni Milano Vapore e MuoverMI, che ha visto partecipare tecnici, esperti e amministratori.
“Vogliamo lanciare un sasso, perché è sacrosanto chiedersi come potersi muovere a Milano nel modo più utile, senza produrre eccessivo inquinamento – ha affermato Giampaolo Berni Ferretti, Presidente di Milano Vapore e consigliere del Municipio 1- ma si tratta di una questione alla quale non si può rispondere in modo ideologico, come invece pare si stia facendo”
Dopo i saluti del segretario Mario Umberto Morini e della parlamentare e coordinatore cittadino di Fi Cristina Rossello ha preso la parola il direttore di Quattroruote Gianluca Pellegrini che ha descritto come l’attuale amministrazione cittadina abbia progressivamente abbracciato una linea sempre più massimalista e ostile alla mobilità privata: “ Il momento critico è stato il 2019, quando è cambiata la narrazione politica da parte di Sala, con l’istituzione dell’area B, che ha di fatto cambiato significato anche all’area C che fino a quel momento era stata in qualche modo assimilabile all’ecopass. La narrazione, d’improvviso, è diventata “togliere le automobili dalla città serve a vivere meglio”. La seconda svolta è venuta dopo il covid, quando si è cominciato a parlare della famosa città in 15 minuti, una formula retorica per poter dire che se tutto è raggiungibile a piedi o in bicicletta, le auto non servono”
Per Edoardo Dubini, di MuovermI: Sono state prese decisioni senza criterio. L’esempio è Corso Buenos Ayres, con i mezzi dell’Amsa che per caricare i rifiuti dei negozi devono salire sul cordolo di cemento,le ambulanze rischiano di dover rimanere in coda” , ma sarebbe stata anche trascurata la realtà di una città che non si esaurisce entro i confini dell’area urbana, abbracciando necessariamente anche le esigenze di una moltitudine di abitanti della più vasta area metropolitana, che sarebbe invece state poco considerate: “ che Milano è la città metropolitana produttiva più grande d’Europa. Tutto va studiato e deciso in termini di logica e di utilità concreta”
Elisabetta Carmignani, anche lei di MuoverMI, si è chiesta: “Questo sistema di avere tutto a domicilio è una scelta libera? Perché nel parallelo è stato creato un sistema dove è difficile spostarsi per andare a trovare degli amici. Si fa la guerra alle auto private ma siamo pieni di furgoni perfettamente in regola che consegnano ogni sorta di merce e in tripla fila bloccano la strada ai mezzi pubblici. La libertà di movimento è il presupposto del comunicare. Residenti siamo 1.396mila, quindi 514mila tra bambini e anziani e 832mila sono in età da lavoro e hanno bisogno di spostarsi, gli altri devo o spostarsi in modo tutelato. Nei giovani cresce il disagio che porta all’isolamento e nelle case si resta chiusi anche per lavorare: non credo che restare chiusi nel quartiere sia la soluzione di vita migliore”.
La parola è poi passata al rappresentante della proprietà edilizia milanese, il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Cerici, che si è allargato al concetto di smart city: “Partirei dalla definizione che ne dà l’Europa: luoghi urbani dove reti e servizi qualitativamente migliorano a vantaggio di cittadini e imprese grazie all’applicazione di strumenti digitali: il progresso di intelligenza artificiale e progresso tecnologico vanno quindi di pari passo”. Ma occorre – ha detto Colombo Clerici – anche il progresso economico, che produca le risorse necessarie anche allo sviluppo della smart city. Milano risponde a questi requisiti. Tanto che agli stati generali delle città intelligenti di Padova è stata riconosciuta come tale. “Ma c’è un fatto che viene poco preso in considerazione: è quello della capacità della città di produrre effetti sul piano dei rapporti relazionali interpersonali, certo assenti dai rating nazionali e internazionali. Qui ricorrono solo fattori materiali mentre fattori immateriali come i rapporti interpersonali non vengono presi in considerazione. La nostra città presenta un modello di vivere di standard elevato, è trendy e alla moda, esercita grande attrattività. Ma settimana scorsa mi è occorso un fatto: sabato scorso mi sono entrati i ladri in casa verso sera scassinando una porta blindata al piano di sotto. Ma dopo una settimana le riprese delle telecamere cittadine non sono ancora state rese disponibili ai carabinieri dal Comune. Quindi la città intelligente ha bisogno di sviluppi”. Tornando alla mobilità, Colombo Clerici ha detto che “Il Comune enfatizza l’uso della bicicletta ma è un fattore di rischio attivo e passivo, che riguarda i ciclisti e i pedoni. Le bici sono usate in modo sconsiderato zigzagando su marciapiedi e zone pedonali e come pedone sono preoccupato. Ma anche la sicurezza di chi va a piedi va garantita, eppure la proposta di Assoedilizia per una targa alle bici ha suscitato proteste vivacissime da parte delle associazioni ciclistiche. Se manca la sicurezza non si può parlare di smart city”.
Combattivo l’intervento di Pasquale Catanese, imprenditore di Cormano che ha illustrato la situazione del suo paese dicendo che “Bisogna fare quadrato tutti insieme, altrimenti rimarranno chiusi nel nostro quartiere o nel nostro paesino e non ci potremo più muovere. Un’unione delle forze politiche e dei comitati di quartiere per impedire tutto questo”.
Sono poi seguiti gli intereventi più di carattere politico: Federico Benassati, capogruppo di Fi al municipio 1 di Milano, ha ricordato che “Il centro sinistra parla di diritti poi aumenta biglietti e taglia i servizi”. Mentre per Fabrizio de Pasquale, già capogruppo di Fi al Comune di Milano, il nodo è nel cambiamento culturale della sinistra. “La sinistra di 30-40 anni fa aveva a cuore il progresso sociale, l’uguaglianza, gli anziani, ora punta solo sul green, declinato nella maniera più ideologica e radicale possibile. Questo ha portato mettere da parte il lavoro, le famiglie e gli anziani nelle scelte sulla mobilità. Ma ci sono principi da difendere: l’unico strumento che può evitare la congestione del traffico privato è il trasporto pubblico. Questa è una città per persone che lavorano e devono muoversi, solo chi gira la sera può anche usare il monopattino o la bicicletta”.
Sul concetto cruciale della città allargata e della sua crescita, è intervenuto anche l’ex assessore al traffico della giunta Albertini Giorgio Goggi: “ Non ci troviamo davanti soltanto ad un problema urbanistico, ma anche ad un grave problema sociale.. Non è stato fatto nulla che abbia consentito a tutta l’area urbana di partecipare all’economia della città, dando luogo ad un modello di città nel quale le risorse sono accessibili e partecipate solo da gruppi ristretti. Milano con il Sindaco Sala ha perduto la vocazione inclusiva che per secolo l’ha contraddistinta…”
Da Massimiliano Salini, eurodeputato Ppe, è arrivata una critica di metodo alle politiche Ue: “C’è l’ossessione di indicare gli strumenti con cui raggiungere gli obiettivi, come la transizione ecologica. Obiettivi in generale corretti. Ma gli strumenti non possono essere indicati solo dall’alto, questo avveniva in Urss. Anzi, i target deprimeranno la sostenibilità. Non ci sono le condizioni infrastrutturali per garantire nei tempi previsti la transizione ecologica. Occorre collocare la riduzione delle emissioni dentro la realtà, partendo dalla persona e dalla sua indomabile creatività”.
Le conclusioni sono state affidate all’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini: “Abbiamo cercato di fluidificare la mobilità. I parcheggi sotterranei sono un modo di togliere le placche di colesterolo che sono le auto in sosta per le strade: le auto non si possono mettere in tasca, si mettono sottoterra. Esisteva un giro d’affari da 1,5 mld sul piano parcheggi: già 50mila milanesi avevano sottoscritto contratti. Ne abbiamo fatti 70mila su 200mila e poi c’era il secondo passante non realizzato. Letizia Moratti, come scelte politiche, ha fatto il contrario di quello che avrebbe dovuto fare. Come lo scolmatore del Seveso inattuato”.
Albertini ha poi posto l’accento sui dati che dimostrano come ci si sia concentrati ideologicamente sulla questione del traffico automobilistico, trascurando altri , più gravi fattori, ma soprattutto come venga perseguito un approccio non improntato alla concretezza: “ Noi avevamo cercato di fluidificare la mobilità, tutta la mobilità, non solo quella pubblica. Tutti i trasporti è noto che sono responsabili del 23 % dell’inquinamento , laddove ben il 77% ha altre origini. Vorrei sapere cosa si sta facendo per intervenire su quest’ultimo dato!….questa Giunta sul traffico fa l’esatto contrario di quello che sarebbe utile , perchè è guidata dall’ideologia anti auto”.
“Non abbiamo voluto e non vogliamo accendere o alimentare polemiche meramente politiche- ha chiosato Berni Ferretti – perché non è di questo che Milano ha bisogno. La città ha diritto di crescere, essere sempre più moderna ed efficiente, ma anche di seguire un equilibrio nello sviluppo che non penalizzi alcuno e soprattutto non appaia dipendente da preconcetti. Noi di Milano Vapore e MuoverMi restiamo a disposizione di Milano e di chi la amministra, cercando di suscitare riflessioni nel segno della concretezza e delle reale utilità”
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