Assolombarda, la casalinga di Voghera e i cambiamenti della società italiana

Lombardia

“Ma la casalinga di Voghera esiste ancora?”. È questo il titolo nonché la domanda che ha accompagnato come un leitmotiv l’iniziativa di Assolombarda, che si è tenuta al Teatro Valentino Garavani di Voghera. “Una riflessione semiseria”, come dice il sottotitolo, per parlare delle trasformazioni avvenute negli anni nella società, con particolare riferimento al ruolo della donna, al rapporto tra genitori e figli, all’avvento delle tecnologie. L’iniziativa rientra nell’ambito della rassegna “Pavia Capitale della Cultura d’Impresa”.
“Come avrebbe detto Flaubert, la casalinga di Voghera sono io. Siamo noi italiani in momento difficile della storia del nostro Paese, di intensa e straordinaria trasformazione – ha affermato Antonio Calabrò, presidente Fondazione Assolombarda e Museimpresa – Viviamo giorni inquieti e carichi d’incertezza densi di violenze e discriminazioni di genere, affollati da domande, cui però mancano un’infinità di risposte. Abbiamo poi paura dei cambiamenti climatici ma anche delle guerre e delle incognite legate alle nuove tecnologie. L’occupazione femminile, la loro responsabilità, il superamento dei gap di genere di salario e di qualità del lavoro deve essere una delle prospettive fondamentali per far crescere il nostro Paese, per uno sviluppo sostenibile”.
Presenti all’evento, Germano Lanzoni, attore del “Milanese Imbruttito”; Emanuela Scarpellini, docente di storia contemporanea dell’Università di Milano; le giornaliste Maria Latella e Camilla Sernagiotto; il presidente di Zona Oltrepò di Assolombarda, Marco Salvadeo e il sindaco di Voghera Paola Garlaschelli. Hanno partecipato in video collegamento anche Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, e Andrée Ruth Shammah, direttrice artistica del Teatro Franco Parenti.
Per Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, la casalinga di Voghera nella sua accezione stereotipata invece non esiste più. “In termini demografici esiste ancora: le casalinghe rappresentano il 12% della popolazione adulta – ha spiegato in videocollegamento – ma dal punto di vista sociale e comportamentale, possiamo dire che è una figura scomparsa da molti anni. Questo per due motivi. Da un lato ci sono le profonde trasformazioni sociali che hanno attraversato il nostro Paese, come ad esempio la connessione. Prima la casalinga di Voghera viva nel suo microcosmo. Ora invece è interconnessa, viva in un ambiente più ampio dato dalle informazioni della TV, della radio e soprattutto del mondo social”. “Il secondo motivo – ha continuato Pagnoncelli – è dovuto a un cambiamento antropologico, che ha portato a una frammentazione identitaria in cui manca una visione unica del sé e c’è una volatilità delle opinioni. Diverse casalinghe che prima erano rispettose e quasi ossequiose verso la scienza, durante il Covid hanno assunto posizioni novax, così come tante altri gruppi sociali. La maggior parte delle casalinghe di Voghera ha votato per Fratelli d’Italia alle ultime elezioni, prima per Lega, il M5S e prima ancora per Renzi. Sono saltati tutti i parametri di riferimento rispetto agli anni ‘80”. “La casalinga di Voghera quindi non esiste più perché si è affermata un’indistinta opinione pubblica e i comportamenti dei gruppi sociali sono molto meno prevedibili e scontati rispetto al passato” ha concluso Pagnoncelli.
Posizione non condivisa dalla giornalista e scrittrice Maria Latella. “Non penso che la casalinga di Voghera non ci sia più. Non si spiegherebbero altrimenti tutti i programmi TV che sono parametrati sulla sua presenza – ha detto dal palco Latella –. Semplicemente la casalinga di Voghera, ideata dallo scrittore Alberto Arbasino negli anni ’60 ispirandosi alle sue zie, si è trasformata. Ora è un’influencer di 40 o 60, un’esperta di cucina o di make up, che magari non è nemmeno più casalinga. Ora chi si occupa della casa o della famiglia lavora. E noi abbiamo bisogno di aumentare il numero di donne italiane che lavorano fuori casa, perché è fattore di competitività e di crescita per il Paese”

“Tutti noi siamo la casalinga di Voghera. Non geolocalizziamola. È uno stereotipo che bisogna sradicare – ha affermato dal palco la giornalista Camilla Sernagiotto – Dobbiamo coltivare la nostra anima da casalinga o casalingo, facendolo con un nuovo approccio. Trovo che l’espressione ‘casalinga di Voghera’ sia un’espressione triste, che rappresenta chi ha sacrificato tutto, il suo sapere, i suoi sogni, per un altro sogno, che è quello della famiglia. Bisogna coltivare sempre qualcosa di solo nostro, non che sia soltanto appendice della famiglia, dei figli”.
“La casalinga di Voghera in qualche modo esiste ancora. Lo dicono le statistiche, perché in Italia la percentuale di donne che lavorano è molto ridotta, solo il 55 percento, tra le più basse – ha spiegato Emanuela Scarpellini, docente di storia contemporanea dell’Università di Milano – però è molto cambiata. Ora è più scolarizzata, più connessa, è uscita da quel mondo ristretto in cui era rinchiusa da un’etichetta che non le faceva giustizia”. “Bisogna smettere di pensare alla casalinga come a una figura retriva, ignorante – ha aggiunto – nel suo ruolo la carlinga ha sempre avuto un posto importante: nella gestione della famiglia, della salute, nella conoscenza del cibo. E ce ne accordiamo proprio oggi che vengono a mancare queste figure”. Scarpellini ha anche parlato del rapporto tra donne, giovani e lavoro. “Molte donne e molti giovani non prendono lavori perché ritenuti non sufficientemente appaganti dal punto di vista economico e personale. Abbiamo creato un mercato del lavoro molto difficile anche perché non ci sono strutture sul territorio. Le infrastrutture non permettono spostamenti agili in tutta Italia e anche il mercato immobiliare è molto difficile in Italia. Questo a catena ha provato la crescita dei neet”. “Quindi ben venga la casalinga se è una scelta” ha affermato Scarpellini, sottolineando la necessità di rivalutare e riconoscere il valore del ruolo della casalinga.
Parla di scelta anche Germano Lanzoni, in arte ‘Il milanese imbruttito’. “Dobbiamo imparare a non utilizzare gli stereotipi, perché, per mantenere quel tipo di gioco, si rischia di sostenere un approccio mentale che ha fatto il suo tempo. Meno stereotipi e più futuro. Bisogna pensare a un mondo che si può costruire su basi differenti. Lo stereotipo racconta in maniera bonaria una condizione che bonaria non è. Si parla della fortuna di poter stare a casa, ma è una fortuna solo se è una scelta”. “C’è bisogno che cambino gli italiani – ha affermato Lanzoni – bisogna diventare un Paese in cui se fai una scelta è perché vuoi farla e non perché qualcuno ti costringe”. Lanzoni poi ha parlato anche di giovani generazioni: “i giovani entrano nel mondo del lavoro con una cultura del tempo aziendale differente. Guardano al valore del tempo libero e vogliono un work-life balance, un equilibrio tra vita e lavoro. Per noi, per la nostra generazione, è impensabile il tempo che non sia dedicato al lavoro. Ma è una giusta considerazione avere un equilibrio, una società in cui ci può gestire il tempo diventa auspicabile per tutti” ha concluso Lanzoni.
Andrée Ruth Shammah, direttrice artistica Teatro Franco Neri, ha condiviso la sua esperienza sui grandi cambiamenti che, dal Dopoguerra, hanno riguardato Milano. “La città, ieri come oggi, si conferma come una delle capitali del teatro, sia in riferimento ai luoghi sia in relazione alla qualità degli spettacoli offerti. Qui abbiamo un pubblico femminile che continua a venire a teatro, portando con sé i mariti. Il teatro non è più considerato, come in passato, un semplice contenitore di spettacoli ma un luogo da frequentare e sono le donne a riconoscerlo come tale. La società insomma è cambiata in meglio”.
“Oggi vogliamo parlare della casalinga di Voghera, di questo simbolo, in accezione positiva – ha affermato Marco Salvadeo, presidente zona Oltrepò Assolombarda – Oggi la moderna casalinga di Voghera è una manager, una professionista, un’imprenditrice, una mamma e una moglie che riesce a tenere tutte queste cose insieme con energia. Il messaggio che vogliamo dare da qui, da questo teatro che torna ad essere aperto dopo 37 anni, è un messaggio di ripartenza, di rinascita perché le eccellenze del territorio ci sono ed è nostra responsabilità portarle avanti”.

 

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