Il Natale si aggira per Milano con le sue luci, gli addobbi festosi, il profumo del Panettone e i pacchetti per regalare il cuore. Natale arriva e nelle tradizioni e nelle intenzioni è per tutti, con la convinzione falsata di chi non sa vedere, di chi scambia un diritto primario con la bocca piena di altri diritti che nulla hanno a che vedere con il pane essenziale, con il calore dell’autosufficienza, con la dignità del vivere. E allora, caro Sindaco, per un giorno, indossa abiti usati della Caritas per non essere emarginato e con la mano tesa mettiti in fila, povero, fra i poveri, nelle lunghe file di disperati che aspettano il loro turno per il cibo al Pane Quotidiano. Dopo anni di potere in una città che non riconosce l’aumento esponenziale degli ultimi, hai il dovere di toccare con mano e con il cuore questa parte di città che non ha voce e non va in piazza e subisce rassegnata.
Annota la cronaca “Il freddo pungente della mattina, le luci e gli addobbi di Natale non fermano le file che ogni giorno, sin dallʼalba, si formano davanti ai cancelli dellʼassociazione “Pane quotidiano” a Milano. Il centro di viale Toscana ogni giorno accoglie quasi 5.000 bisognosi, che attendono in silenzio il loro turno per una razione di pane, pasta, olio. Negli ultimi 18 mesi qui e nella sede di viale Monza accessi aumentati del 12%.”
Non vuole essere la constatazione tante volte segnalata di un mondo che, comunque, esiste nell’indifferenza di questa amministrazione, ma un urlo contro le disuguaglianze, il pianto silenzioso per i clochard, gli anziani abbandonati, i disoccupati, chi soffre…ed è Natale, un giorno che augura rinascita, uguaglianza, il diritto ad una vita dignitosa. Ma che fa il Sindaco? E’ questa la cosiddetta civiltà?
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano