A cura di Carmelo Calabrò
Si sta avvicinando il Santo Natale, e ovunque in molte città, come ogni anno, e in particolare in centri commerciali, ipermercati, alberghi, case private, si respira un’atmosfera gioiosa, caratterizzata da allegria e festosità, con luci colorate, alberi festosi e deliziosi mercatini.
Questo periodo, che mette allegria a tutti, ha però importanti significati, sentimenti religiosi, tradizioni, usanze, e tante storie, davvero tante storie, da raccontare.
Ecco, in questo articolo, e nelle pagine che seguiranno, con l’avvicinarsi della Festa più amata dell’anno, ho desiderato offrire ai nostri lettori, un percorso, per “rispolverare”, in un viaggio nel tempo, alcune piccole storie, tra verità, curiosità e leggende “natalizie”, che riguardano, alcuni simboli tradizionali: il presepe, e l’albero di Natale.
Due storie, in qualche misura, per “riscaldare”, nel calore domestico, (di cui ci era stata sottratta durante la pandemia e l’emergenza sanitaria, ormai superati) e per riscoprire, insieme in famiglia, con grandi e piccini accumunati dalla felicità, le tradizioni, usanze, e l’importanza dell’immaginario natalizio, che in tutti suscita, e fa scorrere, ieri come oggi, brividi di nostalgia, emozioni, affetti, stupore e meraviglie, sempre di più.
E’ un dato di fatto, che il giorno dell’Immacolata Concezione, l’otto di dicembre, da via solitamente, alle preparazioni natalizie.
E proprio a partire da questa piacevole festa religiosa, che in ogni casa, si prepara, l’albero di Natale e il presepe, con la stella cometa, la più grande gloria che ci poteva essere, per una stella, di poter illuminare, il momento della nascita di Gesù Bambino.
Ma, nella nostra ricerca, ci sembra necessario precisare, che nella tradizione milanese, l’albero di Natale e il presepe si preparano il 7 di dicembre, festa dedicata al patrono di Milano, Sant’ Ambrogio, mentre, la seconda è quella, che a Bari, i preparativi avvengono il 6 di dicembre che è la festa, di San Nicola, patrono di Bari.
Premesso, quanto sopra, ora tenteremo di illustrare la storia del presepe, contrassegnata da vari elementi storico narrativi.
Ma bisogna andare anzitutto, indietro nel tempo, nel groviglio della storia.
La più antica rappresentazione, che riguarda la nascita di Gesù Cristo, si trova in Italia, sulla via Salaria a Roma, all’interno della catacombe romana di Priscilla. Si tratta di un bellissimo affresco, dipinto da un ignoto artista, unico del suo genere, che risale al III secolo d.c. e che ha un interesse enorme, e che rappresenta, l’evento più importante della storia dell’umanità.
La prima notizia sicura, che abbiamo sul presepe, – parola latina, praesepium, che significa mangiatoia, greppia, ma anche recinto chiuso, dove venivano custoditi, ovini, caprini, bovini,(il termine è composto da prae innanzi e saepes, recinto) – risale al lontanissimo 1223, quando nel borgo medievale di Greccio, un luogo povero e semplice, un piccolo paese dell’Umbria, tra fitti boschi, e selve intricate, in una piccola grotta scavata nella roccia, San Francesco d’Assisi, in ritorno dalla Terra Santa, inscenò, con sapiente regia, la sua scena natalizia, (dopo aver ottenuto personalmente preventiva autorizzazione clericale dal papa Onorio III, pontefice allora sulla cattedra di Pietro), cioè il primo presepe vivente nella storia della liturgia cristiana.
Ebbene, questa affascinante rappresentazione di Greccio, unica del suo genere e “matrice di tutti i presepi”, che poi seguirono, si sarebbe poi rinnovata per secoli e secoli, e diffusa, fino ai confini del mondo, con il suo significativo valore cristiano.
Detto in altri termini, da questa semplice rappresentazione della nascita di Gesù, è cominciata, via via, la creazione tradizionale dei presepi, con grande intensità ed emozione, però utilizzando, al riguardo, nella scena della Natività, (anziché i singoli personaggi viventi) una esposizione significativa, una sequenza di statuine, fatte soprattutto di terracotta o di legno, di gesso, come vedremo più avanti.
Un piccolo mondo straordinario e delizioso, quello del presepe, con infinite variazioni, allo scopo di rendere comprensibile a tutti, una rivelazione silenziosa, dare un volto al mistero, alla grandezza gloriosa della testimonianza nascita del Bambino Gesù, nella cornice di Betlemme, una cittadina nei pressi di Gerusalemme, patria del re Davide.
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Ma continuiamo, la nostra ricerca.
Ma è interessante ora scoprire, in parallelo, che curiosamente, presso gli antichi Romani ed Etruschi, vi era già diffusa l’usanza di fare delle statuette che raffiguravano i Lari, cioè i cari antenati defunti, che vegliavano sulle famiglie e nelle loro case. Solitamente le statuette venivano fatte di argilla, cera, terracotta, o di legno, e durante le festività dei Sigillaria, che si teneva il 20 di dicembre, i bambini disponevano le piccole statuette in uno spazio che richiamava un paesaggio campestre. La sera prima, la famiglia si riuniva a completo per ricordare gli antenati defunti, che custodivano nel cuore, e chiedere la loro protezione, lasciando, candele o lampade accese e delle piccole ciotole e con cibo, vino e miele, come omaggio. Al mattino al posto delle ciotole, i bambini trovavano dei doni. Da lì si sviluppò, per quanto possa sembrare incredibile, e detto in altri termini, l’usanza vera e propria di utilizzare le statuine raffiguranti i personaggi, poi utilizzati successivamente nel mondo del presepe.
Giotto fu il primo artista a raffigurare a Padova nella Cappella degli Scrovegni una Natività, più realistica, più suggestiva, con dettagli marcatamente naturalistici, seppur ancora legata ai canoni bizantini.
In questi giorni, in ogni città e provincia della nostra Penisola, è possibile ammirare presepi in ogni allestimento, dimensioni e grandezze naturali, con statuette di un’esauribile tipologia.
Abbiamo quindi statuette di pastori, comunemente fatti di terracotta o di solito anche in plastica: il fabbro, la contadina, il fornaio, la lavandaia, il pastore con le pecore, il bue, l’asinello, e giù di lì, anche elementi come il laghetto, ponte, montagne, ruscellli, pozzi, palme, ecc.
A questi vanno aggiunti, anche oggi, oltre i personaggi della Sacra famiglia, il filo apocrifo, dei re Magi, con le lunghi vesti, che seguirono, un clamoroso segno celeste quello della stella cometa. La più bella di tutte le stelle, senz’altro la più meravigliosa, che ha indicato scintillante, con i suoi migliori fulgori, il luogo dell’evento, in cui sarebbe accaduto, qualcosa di universalmente importante nella storia.
Il presepe, allestito e scolpito con i suoi pastori, mercanti, contadini, immersi nella neve, durante il periodo natalizio, non è solo una eredità del passato, ma è una parte integrante dell’identità italiana, ed è anche una profonda spiritualità.
Insomma, in ogni Paese che vai, presepe che trovi, Ma ovunque, però il momento dell’accensione delle luci del presepe, è sempre una grande emozione per tutti, una antica abitudine, con ricordi e impressioni dell’infanzia.
Ma ora, lasciamo la coreografia del presepe, e giungiamo all’altro versante, dove il protagonista in queste pagine adesso diventa l’albero di Natale.
E’ necessario precisare che l’usanza e la tradizione dell’albero di Natale, ha radici molte antiche, e per quanto possa sembrare incredibile, ha molte similitudini, effettivamente, fra cultura pagana e cristiana.
Fatta questa considerazione ineccepibile, esistono diverse teorie sulle sue origini dell’albero di Natale, che comunque, a volte, non sono moto precise. Impossibile inseguire tutta la storia, si passerebbe la vita fra intere biblioteche.
A questo proposito dobbiamo ricordare, che nell’antica civiltà Greca, si parla di un grosso abete sacro e dedicato alla dea Artemide, figlia di Zeus e Latona, e sorella gemella di Apollo. Più tradi alcuni di questi alberi, che comunicavano la potenza in essa richiusa, finiranno per simboleggiare altre divinità.
Naturalmente non mancavano neppure i culti, dell’antica Roma imperiale, che nei giorni precedenti al Natale, erano soliti festeggiare i Saturnali, dedicati all’insediamento nel tempio di Saturno, il dio dell’agricoltura. E per augurare un periodo di pace, serenità e prosperità, era usanza dei Romani scambiarsi dei doni. Per gli antichi Romani l’abete, era considerato sacro, ed era un simbolo di prosperità, mentre nel mondo Celtico, era associato alla festività legata al solstizio d’inverno.
E proprio, tra i Celti, si sarebbe poi diffusa, successivamente, la pratica, e la strana usanza di decorarne i rami, e la tradizione di baciarsi sotto i rametti, ma solo se non si toccava terra. Qualcuno dice, che festeggiamenti erano lieti e solenni, e gli abitanti assistevano alla rappresentazione seduti a circolo attorno alla scena. I Druidi, sacerdoti Celti, consideravano l’abete verde, come simbolo di vita e lo ornavano per le cerimonie.
Segni simili, sono poi stati trovati in altre località, e questa usanza è stata ripresa dai Vichinghi, che attribuivano veri e propri poteri magici all’abete, e l’ adornavano, in quel tempo, (custodi della religione dei loro padri), con delle bacche durante i giorni più bui d’inverno, auspicando il rapido ritorno del sole, il dio sole, che dettava i tempi, probabilmente, per le loro migrazioni.
Poi, nel corso dei secoli, il diffondersi del cristianesimo contribuirà ad associare quest’albero, dal punto di vista religioso. La religione cattolica, ha poi collegato il simbolo dell’albero, “all’Albero della Vita”, concetto per molte volte menzionato nella Sacra Bibbia.
Il legame di festività natalizie, pian piano, si irrobustì in epoca soprattutto medievale, nelle aree di lingua tedesca.
Sappiamo che sul finire del Medioevo, nel 1441, un albero natalizio fu esposto nella piazza di Tallinn, la capitale dell’ Estonia, affacciata sul mare Baltico. Si trattava, inizialmente, di un grande abete, attorno al quale si misero a danzare donne e uomini, non sposati, con vestiti tipici, in cerca di consorte, o meglio con lo scopo di trovare l’anima gemella.
Un albero simile, fu allestito anche a Riga, capitale della Lettonia, antica cittadina storica sulla foce del fiume Daugava, e il fatto risalirebbe al 1510, per festeggiare il nuovo anno, come ricorda una piccola targa incastonata tra i ciottoli nel centro della città.
In Germania, nel 1527 si parla di un albero, un abete addobbato con frutta secca, dolciumi, e fiori di carta, e ghirlande con vari colori, con il primo scritto “albero di natale” “Weihnachtsbaum” presenti negli atti ufficiali della città di Stockstadt am Main, un comune tedesco, situato nella Baviera, nel distretto della Bassa Franconia.
Dicono che il teologo tedesco Martin Lutero (1483-1546), potrebbe essere stato il primo a decidere di abbellire l’albero di Natale con delle lucine, dopo una passeggiata all’interno di una foresta, dove l’unica fonte di illuminazione erano le stelle che scintillavano nel cielo. Ovviamente per i suoi addobbi utilizzò delle piccole candele, vito che le luci elettriche, non erano state ancora inventate.
E’ attestato, nel 1605 in Alsazia, una regione storica della Francia nord orientale, l’uso di addobbare abeti durante le feste natalizie, con fiori di carta colorata e frutta e decori. Lo stessa usanza, però, veniva, già usata in Austria e Danimarca.
Si narra, che alla vigilia di Natale del 1611, a Brzeg una città polacca, sul fiume Oder, la duchessa Dorothea Sibylla di Brandeburg, nell’addobbare il suo castello, dispose in un angolo un grosso abete verde e lo adornò con candeline e colorati decori. Nacque così quello che molti considerano il primo albero natalizio, destinato poi all’aggiunta del “puntale” e delle colorate palline in epoche successive.
Ebbene, perché si sappia, la tradizione, di portare l’abete verde, nelle case si è diffusa, a partire del XVII secolo, e poi dal secolo successivo, si è sviluppata anche l’usanza, e l’occasione di decorare i rami con piccole candele.
Nel 1700 a Vienna il periodo Natalizio era molto sentito. Si faceva l’albero di Natale, si stava in famiglia e i bambini, (ovviamente i più ricchi) aspettavano con ansia i regali, che venivano portati da San Nicola.
E’ assai probabile, che l’usanza delle palline colorate, invece risalgono al XIX secolo, quando alcuni soffiatori di vetro, in Francia e in Germania, le realizzeranno, rifacendosi alla forma della frutta.
Nei primi tempi l’usanza di fare l’albero di Natale era circoscritta nei territori dell’ Europa del Nord e veniva considerata una usanza essenzialmente protestante. Ma poi la tradizione iniziò a spostarsi sempre di più con il mondo cattolico, e presto gli alberi di Natale entrarono anche nelle case private. Ma gli alberi di Natale, come li intendiamo oggi, però, dovranno ancora attendere un pò per accedere, di diritto nelle nostre abitazioni.
Tra il 1700-1800 l’usanza dell’albero di Natale raggiunse anche gli Stati Uniti d’America, soprattutto grazie agli immigrati di origine tedesca.
Nel 1840, la duchessa d’Orleans, Elena Luisa Elisabetta di Meclemburgo-Schwerin, fece allestire un grande albero di Natale a Parigi, proprio nel giardino del palazzo di Tuileries, (palazzo dei sovrani di Francia) popolarizzando e lanciando, la tradizione e la moda dell’albero di Natale in tutta la Francia.
Poi da qui la tradizione dell’albero di Natale superò la Manica, e arrivò nel Regno Unito, dove la grande regina Vittoria, moglie di Alberto di Sassonia, principe di origine tedesche, ne impose la presenza in tutte le residenze reali, avviando una tradizione che sarebbe diventata globale.
Preziose fonti, ci dicono che, in Italia, la prima ad addobbare un albero di Natale, nella seconda metà dell’ottocento, fu la Regina Margherita di Savoia, consorte del re d’Italia Umberto I, che lanciò la moda in tutta la Penisola.
Nel 1882, E.H.Johnson, socio del famoso inventore Thomas Edison, realizzò a New York un albero di Natale decorato con 80 lampadine rosse, bianche, gialle blu. E nel 1895 il grande albero della Casa Bianca, (White House, residenza ufficiale del presidente degli U.S.A) fu decorato con 100 lampadine colorate.
Poi con il tempo l’albero di Natale “addobbato” è cresciuto, superando tutte le latitudini. Si diffuse a partire dall’ottocento, interessando prima la nobiltà e, gradualmente il resto della popolazione, con alberi di Natale di modeste dimensioni.
Il successo dell’albero di Natale si alimentò, diventando un emblema del Natale in tutto il mondo, affermandosi nel frattempo anche negli abbienti cattolici, tanto che il papa Giovanni Paolo II, nel 1982, senza dimenticare l’antico valore sacro di questo simbolo, fece allestire e collocare un enorme albero di Natale al centro di Piazza San Pietro, a Roma, nel cuore della cristianità.
L’albero di Natale, tradizione nordica, e simbolo universale delle festività natalizie, si è praticamente ormai diffuso anche da noi, e nel nostro variegato tessuto sociale.
E tre quarti delle famiglie italiane, addobbano l’albero, con innumerevoli fogge, e con ogni sorta di palline colorate, angioletti, figure di babbo natale, con semplici intrecci di lucine elettriche di vari colori, e perfino luci regolabili, oggi comandati tramite smartphone o telecomandi e giochi online. E spesso si usa coprire il ramo finale dell’albero di Natale, oltre alle decorazioni, con una immancabilmente, “punta” colorata illuminante. L’albero di Natale, si smonta dopo l’Epifania dal sette gennaio in poi.
Attorno al tema della meravigliosa storia dell’albero di Natale, di cui stiamo esponendo nella nostra ricerca, è fiorita una figura affascinante, una storia tenera per i bambini, e cioè quella di Babbo Natale. Una figura tradizionale, nota anche come Santa Claus, originario dei Paesi germanici e anglosassoni, o associata a San Nicola, vescovo del III sec. che si racconta portasse dei regali ai bimbi, che tutti noi, grandi e piccini, universalmente conosciamo, magistralmente alla nostra infanzia.
Sul personaggio, rubicondo, di Babbo Natale, che viene rappresentato con il suo aspetto, come un “vecchietto vivace” e piuttosto panciuto, con una folta barba bianca, vestito con il classico abito rosso, bordato di pelliccia bianca e con gli stivali e un grosso cinturone nero, le origini, le tradizioni, gli eventi e racconti sono piuttosto diversi, e complesse.
Un capitolo mirabile meriterebbe la storia di Babbo Natale e il discorso potrebbe allargarsi. Ma Purtroppo lo spazio è tiranno. Mi riservo di parlare, sulla storia di Babbo Natale, in altro intervento.
Vogliamo , però concludere con una nota fondamentale.
E’ convinzione dominante che il periodo Natalizio, ha un importante significato, sia per chi è credente sia per chi non lo è.
Forse è solo un dettaglio espressivo, in una serena libertà di spirito nei nostri pensieri. Ma è anche il segno, di una luminosità folgorante, di una piccola e umile gioiosa stella, fra le stelle più grandi di lei, in tutti gli astri del cielo, con il potere di realizzare i desideri, di chi ogni volta l’avesse vista brillare nel suo percorso luminoso.
Un fondamento secolare clamoroso, che unisce, il Passato e il Presente, verso un avvenire migliore.
Bibliografia di riferimento
Cesare Biasini Selvaggi, I segreti del Presepio. Piemme edizione 2001.
Luciano de Crescenzo Gesù è nato a Napoli. La mia storia del presepe. Ed. Mondadori. Anno 2014
Focus Storia n.159 gennaio 2020, articolo “L’albero di Natale”, a cura di Matteo Liberti, illustrazioni di Giampietro Costa.