Colpi di machete contro la civiltà e la libertà di Milano

Fabrizio c'è Milano

Milano 12 Giugno – Nuovo terribile episodio di violenza. Ieri un capotreno delle Ferrovie nord, in servizio sul passante ferroviario, è stato aggredito con un machete assieme a un collega. Volevano far scendere un gruppo di sudamericani senza biglietto alla stazione di Villapizzone.

Questo episodio conferma 3 cose: la scarsa sicurezza che regna sui mezzi di trasporto pubblico dopo una certa ora; la arrogante violenza di gruppi di immigrati convinti che in Italia si possa fare tutto in barba alla legge, la difficoltà di applicare anche le più banali regole (come pagare il biglietto del tram).

Ora per 2 giorni assisteremo a un teatrino di parole e buone intenzioni e poi tutto come prima. Molti utenti, e fra questi moltissimi extracomunitari, scavalcheranno i tornelli MM e viaggeranno senza biglietto. Diversi controllori Atm verranno aggrediti (i sindacati e l’opposizione lo denunciano da mesi). I clandestini che un tempo rischiavano, se fermati da un controllore, di essere identificati e portati al CIE di Via Corelli, non devono temere nulla. Lì ci sono i profughi assistiti dal Comune.aggressione capotreno

Soprattutto nulla accade se, beccata la multa, poi non si provvede a pagare. Nessuna penalizzazione per chi di norma non paga i biglietti, così come la casa popolare, la refezione, la tassa rifiuti etc etc….Poi non meravigliamoci che un gruppo di sudamericani si sia ribellato al macchinista che faceva il suo dovere.

Cosa fare dunque? Far rispettare le regole più semplici a tutti, con la forza quando serve. E trovare sistemi che penalizzino chi fa il furbo. Una volta può capitare a tutti, ma se non pagare il biglietto nel corso dell’anno si ripete si può pensare a sanzioni penali per frode, oppure la penalizzazione in graduatorie pubbliche per i cittadini italiani, mentre si può applicare all’immigrato una nota che renda più difficile il permesso di soggiorno e prevedere l’espulsione del clandestino.

Sogni? Altrove fanno così. Qui invece non ci difendiamo.

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Fabrizio De Pasquale