Dicono a + libri e + liberi che gli italiani leggano. E nessuno se ne era accorto. Presi dall’entusiasmo per i risultati della kermesse nella Nuvola dell’Eur del Roma convention center, 115mila presenze e 670 appuntamenti su nomi, cose, città, animali, libri, editoria, nuove uscite, scienza, utopie, giornali e informazione, l’Associazione Italiana Editori (Aie) ha scoperto che 32,8 milioni di italiani, il 74%, tra i 15 e i 74 anni, nei 12 mesi precedenti abbiano letto, anche parzialmente, un libro a stampa, oppure un e-book oppure ascoltato un audiolibro. Pepe Research dice che l’indice di lettura sia passato dal 68% al 71%. Attenzione però ai particolari. Si legge meno di due ore a settimana. Poi 10,2 milioni di italiani, un quarto degli utenti dei social, legge solo contenuti narrativi sul telefonino e sui social, magari non distinguendo tra una poesia ed un pettegolezzo; il 21% legge solo fumetti, cioè guarda le figure. Infine, il 13% legge qualche volta all’anno. Resta il 22% di lettori forti. Migliore il dato dell’Istat, per il quale sopra i sei anni, legge il 40% (2022) della popolazione. Tutti d’accordo, sulla diminuzione del tempo dedicato alla lettura, il 67% legge almeno una volta a settimana; l’anno scorso era il 72%. Sembra che le differenze tra i numeri dell’Aie e dell’Istat stiano tra le domande poste, pure molto simili. L’Istat chiede della lettura nell’anno di libri non scolastici o professionali (cartacei, ebook, libri online o audiolibri). L’Aie, a parità di condizioni, include manuali, guide di viaggio e ricette di cucina.
L’unica cosa chiara alla Fiera della piccola e media editoria è l’appannamento dei termini lettura e lettore. A 36 milioni di non lettori l’argomento non interessa. È lettore anche chi ascolta, lo si è mentre si naviga sui vari tipi di schermi in rete ed ovviamente ci si sofferma solo su titoli e commenti. Lo sforzo è quello di ampliare la platea dei reali lettori. Questi però in realtà sono solo 8 milioni, il 13% della popolazione. Al massimo arrivano, con i lettori da 5 romanzi l’anno a 16 milioni. Le statistiche dicono che chi legge, legge molto, ma chi non legge fatica a finire un libro all’anno. Nel selfie di un Occidente dalla ricchezza, e quindi purtroppo dalla cultura, concentrata, lettori forti e non lettori sono caste divisi dalla crescente forbice economica. Si spende €1,3 miliardi (0,3% rispetto l’anno precedente) per 85,7 milioni di libri con un prezzo più alto. Infatti, le copie vendute sono calate dell’1,3%.I grandi editori possiedono il 76% della tiratura ed il 30,5% delle opere pubblicate. I piccoli e medi editori fatturano 650 milioni in gran parte sulla groppa dell’esercito degli scrittori che pagano il diritto a pubblicare tra i €500 ed i €mille.
Lo scrittore emergente al primo libro pubblicato vende in media 250 copie, nel rapporto tra massa di scrittori e lettori. 1.534 i microeditori attivi nel 2021 calati del 10%. Escono ogni anno nuovi 65mila libri (ma 90.195 nel 2021), tra cui moltissimi stranieri, presso le case editrici mentre il self publishing sforna altri 16.065 titoli (dati 2021, 56 % in più rispetto al 2020), sia ebook che cartacei. I non scrittori pubblicano un solo libro al decennio. Gli scrittori autopubblicati sono ca. 28 mila. Le librerie in Italia sono 3.640, di cui 2.405 indipendenti, ridottesi di 261 unità in otto anni e con 10700 occupati. Roma ha 476 librerie, Milano 268 e Napoli 248. Il libraio guadagna il 30% del prezzo di copertina mentre i canali di vendita della distribuzione fanno la parte del leone con il 60% lasciando l’invenduto al libraio.
Qui giovanotti viziati e editori delusi si incazzano di fronte alle solite notizie da solitane wsletter da casa editrice, tutte le case editrici ne hanno, chi di noi ha conosciuto qualcuno che le leggesse davvero?soliloquio allo specchio, con l’ultima uscita, il catalogo, le recensioni ai nostri libri, il nostro autore groenlandese che fa il tour d’Italia riempiendo i palazzetti dello sport quando alle presentazioni ci sono 4 persone e 5 aggiunte con Photoshop. La casa editrice Gog di Caputo e Vitelli, ex Intellettuale dissidente, si è tirata fuori dallo sfruttamento della filiera editoriale. Quest’anno abbiamo stracciato il contratto con il distributore-sanguisuga, siamo usciti dal circuito Isbn, siamo fuori da Amazon, dalle librerie di catena in catene. Spiegano il processo distributivo con un esempio tennistico. I giocatori sono i librai, e gli editori, si tirano le palle, che poi sono i libri. La promozione organizza il torneo. Arbitra la distribuzione, imparziale e indifferente, guadagna in ogni caso. Se i player si parlano la distribuzione ferma il gioco.
La distribuzione guadagna su ogni libro il 70% di copertina. Come recita l’illuminante einaudeo Aragoste, champagne, picnic e altre cose sopravvalutate, ogni casa editrice che si rispetti sforna uno l’anno il libro-orgia, anche detto libro-mischione, la qualunque di saggetti sul tema dato, dove la colonnina di ognuno su qualche giornale recensisce facilment e senza che sia in odore di pubblicità. Il padre nobile della sitwae lo scrittore affermato guadagnano verginità e dimostrano di non essere rinco, e il giovane che si sta facendo strada malgrado non l’abbiano pagato e vive ancora a spese della nonna, arraffa autorevolezza, al peggio tromba. Oppure, con gonfio profilo social, ogni autore sì farà un selfie con libro e gatto acchiappa like e vai poi a cancellare i dislikee a likare quelli di apprezzamento. Se ne parla un po’, la voce gira, ci si guadagna la pagnotta e l’editoria è salva. I libri-orgia sono l’emblema dell’amichettismo, del familismo editoriale, del salottinismo, del marchettonismo, dell’arraffazonismo culturale del bel paese dove per fortuna la gente non legge perché pensa se leggesse quanta merda dovrebbe leggere. Autrici e autori, per parità di genere si raccontano tra professione e vita privata, strumenti del mestiere e ossessioni, sciorinano nell’intervista quanto sciorinano nei romanzi, sulle riviste e sui programmi cui partecipano; intervengono, spiegano, in materiale onanistico, per i lettori cosa sia la scrittura e lo scrittore.
La Gogha lanciato la collana Geminga, più che altro una cometa dal lato oscuro. Feltrinelli is for boys, Gemingais for men. Geminga è collana nascosta carbonara, sotterranea, scantinato della cultura, di libri senza fretta, senza eccessi, senza codici Isbn, senza olio per la macchina ingorda dell’editoria. Reperibile solo sul sito Dissipatio(Dissoluzione, bollettino settimanale). o nelle piccole librerie di fiducia. Offre una lettura carbonara di otto libri al buio, l’anno, inediti, a scatola chiusa, a sorpresa, senza conoscerne titoli, autori, copertine decisi dalla newsletter Preferirei di no. Prima lettura Manifesto contro l’editoria. Denunciamo tutto il sistema culturale italiano, gestito da distributori avidi e indifferenti, alimentato da promotori ignoranti, smistato da librerie di catena ingorde, camuffato da mafiette editoriali che si spartiscono le terze pagine dei giornali, da scrittori e giornalisti che si smarchettano a vicenda, da questi festival che nascondono dietro numeri gonfiati un evidente declino della qualità dell’offerta.
Gog oltre la casa editrice, vuole clandestinare i lettori, sfanculare per essere casa editrice indipendente, autonoma e latitante impegnata a disunire, a delegittimare i padroni del discorso, a ribaltare luoghi comuni, a sovvertire simboli. Geminga senza rendere conto a nessuno se non ai lettori, è pronta a deludere anche loro. I lettori sono la comunità clandestina di Nucleo Operativo, stanca di un’offerta editoriale che sforna 70mila libri l’anno, 600 libri al giorno, loro sanno che ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si rifarà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole, perciò hanno deciso di fare questo salto nel sottosuolo. Non cercano il libro attuale, il libro confetto, il libro bomboniera, il libro tisana, il libro serie tv. Il Nucleo legge la collana invisibile, riceve il Dispaccio, riceve i volumi con il piacevole e medievale rischio del servizio italico del Piego di libri di Poste Italiane, incontra dal vivo i suoi Dei, facendosi esso stesso divinità ai martedì di Dissipatio in una via di grande shopping romano.
A Milano Gog è Blast dalla terra magica, Hinterland, Hitlerland, di Brianza, Brianzagrad. Blast è un blog cyberpunk e dadaista, fondato nel 2022 e diretto da anonimato collettivo da millennials in cerca di temi virali, di tendenza, di agitazione. Quasi una pubblicità di Infinity.
La Blast di Ranpo Fahrenheit si è lanciata in un aperitivo primo repubblicano, dal dopoguerra alla vaporwave d’omaggio ai miti di Craxi, Andreotti, Moro, Berlusconi per commemorare l’eleganza della vetusta politica ammaliatrice, agli occhi di una generazione che della Prima Repubblica, la più controversa, la più amata non ha visto niente. Milano da bere, Milano da meme. Un aperitivo logora chi non ci va
Chiaro che, come i trisavoli, anche i giovani amano condurre le solite banalità, aggraziandole in sette, club, carbonerie, clandestinerie, mantelli e iniziazioni. Sennò, che gusto c’è. Per questo è plausibile che presto saranno ospiti, in un angoletto ovviamente nascosto, di Mondadori.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.