Durante la prima udienza del processo milanese a suo carico sull’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, per alcuni istanti, Alessandro Impagnatiello, seduto dentro la gabbia ha pianto. Poi, nelle dichiarazioni in aula, ha detto: “Sto chiedendo unicamente a tante persone scusa, ma non sarà mai abbastanza”. E ha continuato: “Sono stato preso da qualcosa che risulterà sempre inspiegabile e da una grande disumanità. Ero sconvolto e perso. Quel giorno ho distrutto il bambino che ero pronto ad accogliere”. Scuse che la famiglia della giovane vittima non ha accettato. Chiara Tramontano ha replicato: “Sono una presa in giro”. Il processo, cui hanno partecipato anche il padre e altri parenti della giovane trucidata, è iniziato con gran parte dei cronisti e del pubblico fuori dall’aula.
“Non posso chiedere perdono”
Il giovane imputato ha poi ripreso, nelle sue dichiarazioni in aula: “Quel giorno anche io me ne sono andato, sono qui a parlare ma non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio e molto di più, non posso chiedere perdono”.
La famiglia vuole l’ergastolo
La famiglia della 29enne incinta di 7 mesi uccisa il 27 maggio a Senago, nel Milanese, chiede che venga condannato all’ergastolo. L’avvocato Giovanni Cacciapuoti: “Per lui la condanna che merita”.
Alessandro Impagnatiello non risponde ai giornalisti
Prima di parlare in aula, l’ex barman 31enne non aveva risposto alle domande dei cronisti che gli chiedevano se si fosse pentito mentre veniva accompagnato dagli agenti della polizia penitenziaria nella gabbia dell’aula della Corte d’Assise di Milano. Si è presentato con la barba incolta, i jeans e le scarpe da ginnastica e una giacca blu. E’ rimasto in silenzio ma ha mosso le gambe e i piedi nervosamente tenendo lo sguardo rivolto verso il basso. Si è asciugato le lacrime dal viso con un fazzoletto bianco.
Tramontano, la sorella a Impagnatiello: “Le scuse sono una presa in giro”
Chiara Tramontano, la sorella di Giulia, in una storia Instagram pubblicata dopo la prima udienza ha attaccato Alessandro Impagnatiello. “Puoi chiedere scusa se per errore hai urtato lo specchietto della mia auto. Non puoi chiedere scusa se hai avvelenato mia sorella e mio nipote, prendendoci in giro e deridendone la sua figura”, ha affermato la donna.
Il Comune di Senago chiede di essere parte civile
Coi giornalisti, prima di entrare nell’aula, ha parlato anche l’avvocato ed ex pm Antonio Ingroia, che rappresenta il Comune di Senago, il quale chiede di essere parte civile. “E’ una scelta importante e coraggiosa quella del Comune – ha detto Ingroia – i cittadini di Senago sanno da che parte stare, si vuole incoraggiare tutti i Comuni di Italia a dimostrare che si sta dalla parte giusta”. È evidente, ha aggiunto l’ex pm siciliano, la “premeditazione lucida e spietata, e’ un esempio di brutalita’”. Come per le condotte mafiose, ha proseguito, “c’e stata da parte sua la precostituzione di impunità”. E infine: “Non credo che ci siano tracce o indizi su un vizio di mente, c’è stata lucidità nell’intento criminale”. (Tgcom24)
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