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Nessun rimpianto se Sala vuole entrare in politica, dopo tutti i disastri a Milano

Milano

Le ultime affermazioni di Beppe Sala convalidano una sensazione diffusa che sta nelle cose, nella quotidiana solo verbale attenzione per Milano, in quel suo essere presente ma rimandare, in quella volontà perenne di scaricare responsabilità, nei giudizi non richiesti sulla politica nazionale.

Cosa ne sarà di Beppe Sala dopo l’ultimo mandato da sindaco di Milano? “Le aziende e la finanza sono un capitolo chiuso. Mi piacerebbe continuare in politica,” ha dichiarato. L’annuncio è arrivato ieri durante l’evento “l’Europa che vogliamo”, promosso da Energia popolare.

Milano un passaggio, un trampolino? Sicuramente un’abile mossa nello scacchiere delle sue intenzioni, una campagna elettorale lunghissima preparata con la compiacenza di una stampa amica, un modo per imporre una visione che oggi più che mai svela limiti, inefficacia, disamore per i cittadini. Un sospiro di sollievo per i milanesi.

Il tutto, naturalmente, da indipendente. Ma sotto il grande tetto del Partito Democratico. “È il mio partito di riferimento, il mio azionista di maggioranza in giunta e in Consiglio comunale“, ha dichiarato. Anche se “il fatto che io sia sempre stato indipendente è stato un vantaggio per tutti. Per me, perché mi ha garantito una autonomia decisionale e operativa che è stata utile, e anche per il Partito Democratico”.

Non c’è risposta per chi si chiede che cosa abbia significato l’iscrizione ai Verdi Europei, a chi ancora ha negli occhi il pugno chiuso nel giorno della candidatura, al “matrimonio”, senza se e senza ma con i centri sociali, a chi, soprattutto, ha aspettato programmi una volta di sinistra per risolvere situazioni di fragilità sociale.

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