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L’Agriturismo in Italia, pilastro del Turismo Sostenibile

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L’Agriturismo in Italia è finestra unica sulle tradizioni, sulla cultura e sulla splendida natura del paese, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi completamente nella vita di campagna italiana, assaporando cibi genuini, scoprendo paesaggi incontaminati e partecipando a tradizioni secolari. 

Il turismo rurale, come definito dall’Unione Europea, rappresenta un insieme di attività turistiche radicate nelle pratiche agricole, forestali e di irrigazione, mirando alla valorizzazione delle risorse naturali, storiche e culturali delle aree rurali. Questo include diverse forme di turismo, tutte volte a sperimentare la valorizzazione ad uno stile di vita rurale.  Il concetto di ruralità, così come richiamato dalle Nazioni Unite, si è evoluto nel corso del tempo. Il ritorno ad una vita più ancestrale, ai gusti tradizionali e ai cibi meno raffinati, sono tutti elementi che spingono il turismo sostenibile, più opportunamente definito turismo natura

Gli agriturismi in Italia rappresentano una finestra unica sulle tradizioni, sulla cultura e sulla splendida natura del paese. Questo tipo di turismo, che combina l’ospitalità rurale con l’agricoltura, offre ai visitatori l’opportunità di immergersi completamente nella vita di campagna italiana, assaporando cibi genuini, scoprendo paesaggi incontaminati e partecipando a tradizioni secolari.  Soggiornare in un agriturismo in Italia è un’esperienza che va oltre il semplice alloggio: gli ospiti sono accolti come parte della famiglia, con l’opportunità di vivere la quotidianità rurale italiana – circondati da vigneti, uliveti, e paesaggi mozzafiato – possono godere di una varietà di attività che spaziano dalle passeggiate a cavallo alle lezioni di cucina tradizionale, fino alle visite guidate nelle fattorie per scoprire i processi produttivi di vini e olio d’oliva.

L’attività agrituristica è regolata dalla Legge 20 febbraio 2006, n.96, che la definisce come un’attività esercitata da imprenditori agricoli che utilizzano la propria azienda in connessione con le attività di coltivazione, silvicoltura e allevamento. Oltre a fornire un’opportunità di integrazione del reddito per gli agricoltori, l’agriturismo offre ai visitatori l’esperienza di godere del tempo libero in campagna, promuovendo il patrimonio rurale e i prodotti agroalimentari di qualità.

Il recente report dell’Istat (www.istat.it) getta luce sull’evoluzione delle aziende agrituristiche in Italia, segnalando un settore in vivace crescita e in continua evoluzione. Fino al termine del 2022, il numero di queste aziende ha raggiunto le 25.849 unità, segnando un incremento dell’1,8% rispetto all’anno precedente. La spinta maggiore proviene dalle regioni del Nord, con il Nord-ovest e il Nord-est che evidenziano rispettivamente aumenti del 2,7% e del 2,4%. Le strutture con servizio di degustazione hanno registrato un incremento medio del 4,5%, un fenomeno probabilmente legato alla valorizzazione dei prodotti DOP e IGP italiani. La crescita è stata particolarmente marcata al Nord-est e nelle Isole, dove il tasso medio annuo di crescita dell’offerta di degustazione ha raggiunto il 6%.

Dal punto di vista economico e territoriale, il valore della produzione agrituristica è significativamente aumentato, attestandosi a 1,5 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta non solo un triplo incremento dal 2004 ma anche una dimostrazione della solidità e del successo economico del settore, che contribuisce ora per il 4,4% al valore economico dell’intero settore agricolo italiano. La distribuzione territoriale delle aziende agrituristiche si è notevolmente espansa, con 1.677 nuovi comuni che ora ospitano almeno un’azienda agrituristica, portando il totale a 5.029. Questo significa che quasi il 64% dei comuni italiani vanta la presenza di almeno un agriturismo, un chiaro segnale di come l’agriturismo si sia diffuso capillarmente nel tessuto rurale del paese. L’offerta di servizi sempre più articolata da parte degli agriturismi, ha consentito a queste strutture di rispondere molto meglio di altre strutture ricettive, alla crisi del Covid-19.

Francesco Truglia
Francesco G. Truglia

“La capacità degli agriturismi di combinare innovazione e tradizione potrebbe essere una delle ragioni dei significativi segni di crescita mostrati negli ultimi anni dal settore – spiega Francesco G. Truglia, primo ricercatore ISTAT, PhD e docente all’Università della Tuscia in Econometria per l’economia circolare e docente al master di secondo livello alla Sapienza in Statistical Spatial Analysis- tra il 2012 e il 2022 (ultimo dato disponibile) le aziende agrituristiche sono aumentate del 26,2%. Si tratta di un aumento continuo che non si è interrotto neppure durante l’anno della pandemia (nel 2020 rispetto al 2019 il numero delle aziende è aumentato dell’1,9%) ciò indica sicuramente una crescente fiducia da parte di chi decide di investire in questo settore. Ad una crescita temporale delle strutture, si accompagna una loro dinamica spaziale che si articola in due direzioni. La prima è il forte radicamento delle aziende nei territori di più antica tradizione, la seconda è una loro maggiore diffusione a livello territoriale. Si pensi che nel 2004 i Comuni che ospitavano almeno un agriturismo (Comuni agrituristici) erano 3.352, tra il 2004-2022 si sono aggiunti 1.677 nuovi Comuni, portando il totale ad oltre 5.029 Comuni “agrituristici” (quasi il 64% dei Comuni italiani). Nel 2022 gli arrivi nelle strutture agrituristiche hanno superato i quattro milioni, registrando una crescita non solo rispetto al 2021 (+35%), ma anche rispetto al 2019 (+8,5%): l’anno pre-pandemia. Dal confronto con il 2021, gli agrituristi italiani aumentano dell’11,5% e quelli stranieri oltre il 73%: il 3,4% dei turisti sceglie l’agriturismo per trascorrere le vacanze. Aumento dovuto sia alla crescente diffusione di una specifica cultura green, sia ad un diverso modo in cui l’agriturismo si presenta sul mercato: non più un luogo spartano, ma un posto confortevole e al contempo integrato in uno specifico contesto culturale, naturalistico e paesaggistico.

Secondo uno studio condotto da Fabrizio Antolini, presidente SISTUR e Francesco Truglia, Primo ricercatore ISTAT (Direzione centrale ambiente e territorio, servizio statistiche rilevazioni sull’agricoltura) – sulla prestigiosa rivista internazionale National Accounting Review – le potenzialità dello sviluppo del turismo, nelle aree interne del Paese, sfruttano il binomio agriturismi/produzione DOP e IGP. Questo sottolinea l’importanza di forme di turismo sostenibile come l’ecoturismo e l’agriturismo, soprattutto in relazione alla promozione delle identità territoriali e alla produzione alimentare di qualità.

Fabrizio Antolini
Fabrizio Antolini

“In primo luogo abbiamo evidenziato l’importanza della motivazione dei turisti nella scelta delle destinazioni di viaggio e nella determinazione delle attività che intraprendono durante i loro viaggi – spiega Antolini – in secondo luogo, vengono discussi l’importanza della preservazione ambientale e gli approcci per mantenere un settore turistico resiliente e consapevole. In terzo luogo, vengono analizzati i cambiamenti nella certificazione dei prodotti e nei modelli di produzione, insieme ad altri fattori, per la transizione verso un turismo sostenibile. Infine, viene presentata la metodologia applicata per identificare le aree a vocazione alimentare (o agriturismo) come fonti di ecoturismo che si sono sviluppate a seguito della crescita del turismo sostenibile in alcune regioni italiane. E’ importante sottolineare che la competitività di una destinazione turistica è influenzata sia da elementi tangibili, come i luoghi fisici, sia da quelli intangibili, come la bellezza dei paesaggi e l’ospitalità locale. Servizi come intrattenimenti per il benessere personale e itinerari enogastronomici rappresentano beni immateriali che giocano un ruolo fondamentale nella competitività turistica, arricchendo l’esperienza del visitatore attraverso la generazione di emozioni. La capacità di evocare queste emozioni, sfruttando attrattori come il cibo, è essenziale per la gestione efficace delle destinazioni turistiche”

Il turismo legato al cibo può rappresentare un consumo e una produzione sostenibili, in particolare quando i beni agricoli sono prodotti in modo circolare e biologico. La World Food Travel Association (2017) definisce il turismo enogastronomico come ‘l’atto di viaggiare per assaggiare luoghi e coglierne il senso’. Ne diviene che l’utilizzo di alimenti biologici prodotti localmente può fungere da importante attrattore di flussi turistici responsabili e consapevoli, rafforzando così la prospettiva di sostenibilità del turismoagriturismo e cibo

Secondo Antolini la definizione di ecoturismo comprende responsabilità, sostenibilità e un approccio all’ambiente definito etico: “Il presupposto di fondo è che i nostri pensieri e le nostre emozioni sono influenzati dall’ecologia dell’ambiente. Il patrimonio culturale e, in particolare, il senso della bellezza di un territorio, sono beni immateriali dotati di valore intrinseco – spiega il Presidente della SISTUR Società Italiana Scienze del Turismo – la capacità di evocare emozioni è uno dei tratti distintivi del cibo, raggiunto attraverso il gusto, e rappresenta anche un elemento di socializzazione in grado di favorire la coesione e l’identità locale”.

Gli sforzi per la tutela ambientale in Italia si riflettono nella produzione di prodotti agricoli certificati come DOP, IGP e STG, evidenziando un impegno verso la qualità e la sostenibilità: “Questo approccio è parallelo allo sviluppo dell’agriturismo, che si è evoluto da semplici offerte di alloggio a includere la produzione e l’offerta di prodotti enogastronomici – prosegue Truglia – rispondendo così a una domanda turistica attenta alla qualità del cibo e alla sostenibilità. L’Italia, con il maggior numero di prodotti DOP, IGP, e STG nell’UE, dimostra come la certificazione di qualità e la protezione legata al territorio contribuiscano non solo alla conservazione delle tradizioni locali ma anche alla promozione di uno stile di vita sostenibile nel turismo”.

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