Toti ha formalizzato con una lettera le sue “dimissioni irrevocabili” dalla presidenza della Regione Liguria. Entro tre mesi i cittadini liguri saranno chiamati a eleggere un nuovo presidente.
“Lascio una Regione in ordine”, ha rivendicato Toti nella lettera, in cui ha spiegato: “Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio Regionale di approvare l’Assestamento di bilancio e il Rendiconto, fondamentali per la gestione dell’Ente”.
“Agli elettori – scrive ancora – il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada…. . Ai tribunali della Repubblica – aggiunge – il compito di valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento Nazionale e all’opinione pubblica del Paese, il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico”.
L’assessore regionale Giacomo Raul Giampedrone, che ha formalizzato le dimissioni, ha detto che al massimo domani mattina il presidente ad interim, Alessandro Piana, “dirà la data” delle elezioni.
Toti da settimane è ai domiciliari con l’accusa di corruzione e di finanziamento illecito nella sua villa ad Ameglia. I legali presenteranno l’istanza di revoca delle misure cautelari, ha detto l’avvocato Stefano Savi.
Pietro Senaldi, condirettore di Libero in collegamento con L’aria che tira, su La7 osserva:
“La realtà – – è che Toti è stato umiliato, ha perso il lavoro, ha perso la libertà, ha perso lo stipendio, ha perso l’onore e solo adesso può iniziare il processo. A me non sembra una cosa da Paese civile. Noi guardiamo tanto agli altri Paesi – aggiunge Senaldi con un riferimento implicito alle polemiche su Ilaria Salis e il Tribunale ungherese – ponendoci su un piedistallo quando la verità è che la nostra giustizia è spaventosa”.
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