Caos sociale davanti alla Bocconi: viaggio nel nuovo mercatino dei disperati (video)

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E’ caos sociale davanti alla celebrata università Bocconi: la linea 90-91 alle ore 8 rovescia ogni giorno un mondo parallelo davanti all’ex area della Centrale del Latte , tra le storiche sedi di via Sarfatti, via Bocconi e via Gobbi, e a quelli di più recente costruzione (l’Edificio aule –meglio noto come “Velodromo“, in piazza Sraffa 13, inaugurato nel 2001; l’Edificio Grafton, in via Röntgen 1, del 2008; e la Residenza Bligny, del 2016). Ecco scendere dagli autobus gli invisibili  con grossi carrelli della spesa, sacchetti  vuoti della Esselunga e trolley: e presto si spargono davanti  ai nuovi edifici Master, Executive, Office costruiti da archistar giapponesi… studentessine bene  con il cellulare in mano acceso anti-rapina, vanno a lezione e passano sconcertate  tra i primi assembramenti di clienti, di donne marocchine, di  minori  tunisini che espongono la merce in vendita a pensionati e a ex operai disoccupati: un “effetto Sarajevo”, in una città assediata da una nuova, arrabbiata povertà: sui  marciapiedi si comprano uova di Pasqua in confezioni colorate… pomodori, carciofi e  finocchi, pannolini, rotoli carta igienica, scarpe e ciabatte usate, pantaloni  di ogni  dimensione.

Manca, per ora, nel suk di viale Toscana e vie limitrofe, il reparto elettronica. Ed è nel vicino, moderno supermercato Esselunga di via Ripamonti, tra i loft dei nuovo quartiere Prada che abbiamo saputo del mercatino dei più disperati a Milano. Al luminoso bar Atlantic del supermercato, luogo di incontro di modelle, studentesse, designer e architetti, un volontario del Pane Quotidiano  (la benemerita organizzazione caritatevole che al numero 28 di viale Toscana elargisce ogni giorno cibo  e vestiti ai diseredati) ci ha informato a telecamere spente del caos che sta sconvolgendo i marciapiedi  in viale Toscana.

Qui da un paio di anni, dai tristi tempi del covid, una lunga fila di pensionati, anziani, donne sole, disabili, ex operai licenziati, giovani senza lavoro, immigrati, minori tunisini e marocchini, clochard e sbandati circonda i nuovi padiglioni della Bocconi nell’indifferenza di studenti e passanti: gli invisibili  scesi dalla 90 aspirano a un pacco alimentare che i volontari del Pane Quotidiano donano a chi anche dopo un paio d’ore approda al numero 28.

L’entrata del Pane Quotidiano e i buoni samaritani che sfamano i  bisognosi  al confine dei nuovi palazzi degli archistar giapponesi sono stati celebrati dalle telecamere delle TV  nei mesi passati. Ma appassita la novità, esaurito lo scoop, tutto  il disagio è stato coperto dall’oblio. La fila dei poveri di Milano si è  però allungata, al sabato mattina delle 7 in poi la linea 90 rovescia il nuovo ventre molle della città, l’altra faccia  della Milanodabere e della movida.

“ Molti rivendono gli alimentari che ricevono  gratuitamente  sui marciapiedi, accanto alla fila. Non sappiamo che fare. Le forze dell’Ordine non intervengono, anzi, sono del tutto assenti..E’ quasi una guerra tra poveri: chi non vuole fare la fila, compra dalle donne marocchine che espongono la stessa mercanzia che noi regaliamo”.

Direzione suk, dunque: in viale Toscana, ore 8, nelle stradine intorno al parco Ravizza, ex regno dei trans anni 70,  cresce e si estende il mercatino dei più disperati, la “Sarajevo meneghina“:  pomodori a dieci centesimi, scarpe a cinque euro, jeans e maglioni a dieci, dai suk di san Siro  arrivano giovani tunisini e maghrebini, da viale Padova ucraini e moldavi, ma poi ecco le donne anziane dalle case Aler del Giambellino, del Lorenteggio, e all’angolo di viale Toscana con il parco Ravizza si formano assembramenti di clienti e venditori… aspiranti bancarellari arrivano dalla Stazione Centrale con i trolley gonfi di dubbia mercanzia..

Impressionante la fila di pensionati e anziani, molti i disabili con bastoni, gli ultimi italiani rimasti nelle case Aler affollano con i loro carrelli  della spesa vuoti  davanti ai trolley dei tunisini e delle donne velate  grondanti di verde spazzatura.

“ Raccattano gli avanzi del mercato generale, frutta marcia, verdura scartata, prendono la 90 e vengono qui a rivendere tutto ai pensionati” racconta il volontario del Pane Quotidiano seduto al luminoso Bar Atlantic. A mezzogiorno tutto si sfalda, è finito, sparisce nell’anonimato del traffico di viale Toscana,  ritornano a brillare le modernissime pareti  in vetrocemento della Bocconi, le studentessine entrano a lezione nel monolitico edificio delle irlandesi Grafton Architects, o nel nuovo Campus a firma delle due archistar giapponesi, premio Pritzker 2010, Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa.

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