E’ tornata la schighera ad abbracciare Milano, quasi fosse un amante da rivedere.
Allora la “scighera” aveva l’anima di una magia misteriosa, passeggiava senza volto, dolce e temeraria, silenziosa e lieve. E accarezzava i sogni più segreti, le speranze più ardite, le emozioni più inconfessabili. Compagna dei miei silenzi, complice delle mie speranze, custode dei miei desideri. Sì, allora, con i nostri vent’anni.
Oggi guarda la nebbia con il naso in su, consapevole dell’inverno vicino, il milanese doc, provando un leggero stordimento di piacere, per quel ritorno ovattato e magico. I migranti misurano l’opacità e l’umidità con fastidio, non capiscono quali sentimenti di nostalgia e quasi di affetto ispira.
Bussava all’alba, invadente e insinuante per poi dissolversi capricciosa, ma ritornava, come un sogno che illumina di poesia una città. Un sogno che fa sparire dalla vista, il degrado, la sporcizia, i tanti clochard nei sottopassi, le strade dissestate. E ci si può illudere che una buona fata abbia fatto sparire le brutture di una città sfigurata. Oggi, purtroppo la nebbia serve anche a questo, ma non può nascondere il brillio di un coltello minaccioso, l’aggressione gratuita di un criminale.
Addio al canto di una nostalgia popolata di mistero, la realtà rompe anche la nebbia con le prodezze dei violenti.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano