La Milano (in)vivibile e l’isola felice (e premiata).

Milano
Buongiorno milanesi, è stata pubblicata giorni fa la nuova classifica in base all’indagine annuale sulla qualità della vita, realizzata da Italia Oggi e Ital Communications, in collaborazione con la Sapienza di Roma. Il piazzamento sul podio di Milano, al primo posto per quella che per il nostro sindaco dovrebbe essere la vivibilità, trova stridente e grottesco contrasto con quanto lo stesso quotidiano che riporta la notizia oggi (Corriere Milano) mostra immediatamente sotto l’elogio di Sala.
Basta infatti abbassare lo sguardo sulla stessa pagina e troviamo “Piazza Selinunte (zona S.Siro), appello dei residenti: basta degrado, e chi può se ne va”. Ma non è che una delle ormai moltissime zone in cui i residenti farebbero carte false per abbandonare casa, residenza, affetti e ricordi magari di una vita, e andarsene a malincuore costretti da un decadimento civico e da un tasso di insicurezza snervante e insostenibile, specie per le persone più deboli e anziani.
A fare da eco alle lamentele di una parte della città, arrivano voci e grida da tutto attorno, una per tutte la zona Turro-Padova-Crescenzago. Giusto la notte scorsa, residenti svegli alle 23 a documentare con video e foto l’ennesima rissa tra stranieri all’altezza di via Atene, con sedie, tavolini e bastoni che volavano tra le auto, e intervento delle forze dell’ordine.
Ci può riferire, il signor sindaco, a cosa è dovuta la sua serafica tranquillità nell’affermare che “certo i problemi ci sono, abbiamo bisogno di più case a prezzi bassi e di più sicurezza per i cittadini” ? Forse al fatto che la vivibilità e la qualità della vita decantate per Milano non sono percezioni, per usare un termine spesso abusato, sono invece realtà molto diverse riservate purtroppo non a tutti i cittadini, ma a quella porzione minoritaria dei “piani alti” che, in città, non s’intendono soltanto riferiti all’altezza nelle torri del “Bosco verticale”?
Che fossero necessari più alloggi a prezzo “umano”, calmierato e controllato anche nelle assegnazioni, lo si sapeva da anni e non serviva ribadirlo, ma piuttosto porre rimedio. E’ stato fatto? Direi di no. Quanto alla sicurezza che i cittadini invocano dalle calende greche, a questo punto si può solo stendere un velo pietoso. Basta aprire le cronache di un solo giorno per trovare una estesa varietà di reati: aggressioni, raid di baby gang, ferrovieri e conducenti di mezzi pubblici malmenati, accoltellamenti, feriti, furti, rapine, borseggi in metrò, e a far da contorno sempre più spesso il degrado ambientale. Pareti private e pubbliche, edifici storici, monumenti, infrastrutture, segnaletiche, targhe di via ed altro devastate da scritte spray invasive, spesso indelebili, offensive e insultanti a sfondo politico, razziale, istituzionale. Ancora: ritmo crescente di incuria, abbandono di rifiuti ingombranti e domestici sul suolo pubblico, spazzatura sparsa sulle strade che va ad occludere, assieme al fogliame autunnale, le vie di drenaggio e i tombini, causando allagamenti appena piove con una certa intensità.
Non è possibile, e va detto, ignorare in ogni caso il peggioramento generale della qualità della vita al di fuori di quel perimetro circoscritto che, a giudizio del sindaco e della sua giunta, rappresenterebbe il fiore all’occhiello di Milano, riconosciuto dal primato assegnatole dall’indagine di cui sopra. E non è possibile altresì ignorare che di tale peggioramento è in buona parte responsabile, in parti equamente divise, sia la quantità di immigrati irregolari presente sul territorio, importatrice di usi e costumi incompatibili con i nostri, che le istituzioni locali e centrali che l’hanno consentita e spesso agevolata anziché contrastarla laddove andava fatto.
Francamente risulta complicato capire non tanto dove inizia il malessere, che è abbastanza scontato, quanto perché è stato lasciato allargarsi a dismisura senza abbinare alle molte parole una qualche azione finalmente concreta, tangibile. Azione e risultato al quale il cittadino possa affidare la speranza che le cose, nel tempo, possano prendere una piega diversa, migliore sia per chi arriva da straniero con titoli e credenziali sufficienti a fornirgli solidarietà ed appoggio per la ricerca di un futuro migliore per lui, sia per la comunità che lo ospita e sarà lieto di integrarlo se lo vorrà. Ipotesi che risulta invece molto meno attuabile per chi arriva nell’anonimato, si disperde nelle nebbie ambigue della sopravvivenza perché senza titolo di soggiorno, senza credenziali per essere identificato e indirizzato a comunità assistenziali che possano seguirne il percorso, e troppo spesso senza reali intenzioni di integrazione, né di accettazione e rispetto delle leggi e delle regole di convivenza sul nostro territorio. Poiché in concreto è proprio quest’ultima la situazione più ricorrente nella nostra città, e non solo, si è determinata a questo punto una pericolosa disparità di forze tra cittadinanza ospitante e ospiti recalcitranti, i quali avendo ormai percepito la possibilità di muoversi a piacimento nelle nostre realtà e nei nostri territori sfruttandone le debolezze e le carenze, si sono organizzati per viverci liberamente anche nell’illegalità, usando prepotenza, prevaricazione e arroganza senza eccessiva preoccupazione di avere argini concreti dal sistema di controllo istituzionale, e nel caso di fermi e arresti hanno anche acquisito coscienza di poter contare su conseguenze penali tanto blande da non doversene preoccupare più di tanto.
Dopo un quadro del genere, è chiaro che siamo in una situazione tale da farci presagire a breve la possibilità di dover affrontare rischi notevoli di disordini e insurrezioni di piazza, scontri fisici che se oggi sono in prevalenza tra etnie straniere, possono degenerare coinvolgendo la popolazione locale, stanca di subire passivamente manifestazioni di usi e costumi a cui risulta difficile abituarsi. Il riferimento è diretto a fenomeni come il chiasso notturno con abbondanti libagioni, la sporcizia abbandonata sul suolo pubblico, l’anarchia e l’ignoranza delle più elementari regole di civile convivenza, come il rifiuto di adeguare i loro stili di vita riguardo religioni, famiglia, scuole e rispetto dei diritti umani delle donne in particolare.
Tutto questo, signor sindaco, non è contemplato nella graduatoria in cui è stata indicata Milano come città con miglior qualità della vita, qualità che se esiste va assegnata ad un ristretto perimetro sociale dal quale sono escluse le periferie, che invece compaiono in evidente drammaticità nella graduatoria tra le più colpite dall’insicurezza, dal disagio sociale, dal degrado, dall’abbandono e dall’incuria del territorio nonché della legalità. Ci creda, anche se pare le sia difficile perché certe immagini e notizie di vita quotidiane arrivano, nei quartieri “alti” e nelle stanze dei bottoni, un po’ come nel 1969 arrivavano nelle nostre case le immagini dello sbarco sulla luna.

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