L’annuncio è arrivato direttamente con una nota ufficiale del ministero della Giustizia. “In forza dell’art. 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”, si legge nel comunicato. Abedini è uscito dal carcere di Opera nella mattinata di domenica.
E per precisare il ministero scrive nel dettaglio: “La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di ‘associazione a delinquere per violare l’Ieepa’ non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale a una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale a una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.
Il provvedimento del ministro italiano, di fatto, annulla la richiesta di consegna agli Usa. È sempre stato abbastanza scontato che la liberazione di Abedini fosse la condizione principale posta da Teheran per “riconsegnare” all’Italia Cecilia Sala.
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