Pochi giorni fa, nel cammino verso casa, mi soffermavo davanti ad una busta di plastica posata sul marciapiede, dalla quale si intravvedevano delle scatolette tipo generi alimentari. Considerata la zona (limitrofa a via Padova), e l’abitudine purtroppo crescente e diffusa dell’abbandono di rifiuti sul suolo pubblico, inizialmente non ho ritenuto fosse il caso di curiosare su quanto visto, e proseguivo il cammino. Qualche ora più tardi, uscendo nuovamente e percorrendo lo stesso tratto di marciapiede, noto che la busta era ancora presente, più o meno nello stesso punto ma con il materiale più visibile all’interno. Chiedendomi chi avesse dimenticato a terra quel sacchetto, forse una vecchietta distratta o altro, pensavo di chiedere al portinaio di fronte se avesse per caso visto qualcuno del palazzo entrare con sacchetti della spesa. Ma rivolgendo lo sguardo più attentamente all’oggetto mi sono reso conto che quelle scatolette metalliche erano più di due e apparivano ancora integre. Con un po’ di imbarazzo, mi avvicino e scosto i manici della busta: le scatolette erano 4, tutte uguali e integre, 3 contenevano lenticchie e una fagioli “borlotti”, in più notavo un sacchetto trasparente sempre sigillato e integro, con altri fagioli secchi per un peso di 500gr…
A quel punto, decido di approfondire l’origine del ritrovamento e afferro con cautela una delle scatolette per esaminare l’etichetta. La scoperta mi metteva decisamente più a disagio e in imbarazzo di prima, leggendo la scritta che recitava “AIUTI UE – PRODOTTO NON COMMERCIABILE“. Da quel momento ho iniziato a capire che storia di disagio, abbandono, degrado e tristezza stavano raccontando quelle scatolette, che presumo siano state volontariamente abbandonate da qualcuno a cui era stato fornito un aiuto umanitario, ma con tutta probabilità non gradito come genere di alimenti da persona abituata ad altre diete, nel paese di provenienza.
Premesso che, nel caso fosse la spiegazione reale del fatto, la persona avrebbe in qualche modo potuto rendere la scorta all’organizzazione da cui l’aveva ricevuta, invece di abbandonarla sul marciapiede, il quesito che mi sono posto è un altro, correlato al tema degli aiuti umanitari per migranti o persona comunque bisognosa: chi ha distribuito queste provviste, evidentemente una organizzazione di beneficenza che assiste senzatetto e migranti, per quale motivo non dovrebbe almeno curarsi di chiedere al destinatario se i generi in consegna sono di suo gradimento, oppure se dispone di luogo e dispositivi per la cottura, visto che si trattava di legumi preconfezionati? E’ una domanda che mi sono posto, lasciandomi supporre che purtroppo esistano molti altri casi di spreco, anche se non voluto, di generi di prima necessità, e non credo richieda molto impegno accertarsi della corretta o meno destinazione dei cibi donati, in base alla situazione di chi li riceve.
Per lo stesso motivo, personalmente evito di depositare vestiario usato nei cassonetti Caritas, avendo notato in moltissimi casi che tali contenitori, specie se incustoditi sulla pubblica via, risultano depredati da personaggi che ne estraggono il contenuto, impossessandosi di qualche capo di loro interesse, per poi lasciare il resto ammonticchiato sull’esterno. La soluzione per donare questo genere di aiuti andrebbe sempre trovata nella consegna diretta ad interessati o ad organizzazioni serie sul territorio, che provvedono al ritiro e alla distribuzione a soggetti realmente aventi diritto. Diversamente, dare ad altri quanto non serve più a noi non è da considerarsi aiuto umanitario dettato da sentimento di solidarietà, ma piuttosto un semplice disfarsi di rifiuti fingendo di liberarsi la coscienza, e sentirsi falsamente generosi.
P.S. Ovviamente, ho provveduto a consegnare il contenuto della borsa in questione ad una apposita associazione per la raccolta di generi alimentari, presso un supermercato della zona.