Tutti noi sappiamo bene cosa fa il cuore e a cosa servono i polmoni, ma c’è un altro organo, il più grande del nostro corpo, di cui si sa pochissimo: il fegato. Il motivo, forse, è che svolge moltissime funzioni diverse tra loro, per cui non è possibile descriverlo con un’unica, breve definizione. Qualsiasi sostanza assumiamo, dal cibo ai farmaci, passa dal fegato, non si scappa. È infatti l’organo che ci aiuta a disintossicarci. Partecipa alla digestione e all’assimilazione dei grassi (tramite la bile) e delle proteine. Produce esso stesso proteine come l’albumina o i fattori di coagulazione del sangue. Ancora, sintetizza circa il 90% del colesterolo necessario all’organismo. L’elenco delle sue funzioni è molto lungo e per dirne un’altra, è uno dei più importanti centri di stoccaggio degli zuccheri, riserva fondamentale di energia.
Il fegato, insieme al pancreas, serve a mantenere nella norma il valore della glicemia. Circa il 5-10% del peso del fegato è rappresentato da grasso che si accumula nelle sue cellule, e che all’occorrenza viene mobilizzato per produrre energia. Può accadere, però, che il fegato non riesca più a metabolizzare i lipidi nel modo corretto e che cominci ad ingrassare. Superata questa soglia si sviluppa una vera e propria condizione patologica chiamata, per l’appunto, fegato grasso. Il termine medico corretto è steatosi epatica, che per fortuna nella maggior parte dei casi è benigna. In questo caso il fegato tende ad accumulare troppi lipidi, ma non vi è infiammazione associata a questo squilibrio, e normalmente non vi sono conseguenze gravi per la funzionalità del fegato stesso.
Ci sono però delle situazioni in cui il fegato grasso si presenta insieme a fenomeni fibrotici e di infiammazione e
prende il nome di steatosi epatica non alcolica (o Nash, da Non alcoholic fatty liver disease, per distinguerla da un’altra forma di steatosi epatica dovuta all’abuso di alcol). Al contrario della forma benigna, questa è una condizione abbastanza preoccupante e non reversibile, che in alcuni casi può evolvere in cirrosi epatica e nel tumore del fegato.
In Italia si calcola che circa il 20% di tutta la popolazione abbia un fegato grasso, ma questa percentuale sale rapidamente dopo i 40 anni, arrivando ad oltre il 60% negli ultrasessantenni. La diagnosi avviene di solito dopo un esame occasionale.E’ fondamentale sottolineare che sebbene il grasso accumulato nel fegato abbia conseguenze gravi soltanto in una minoranza dei pazienti, non va comunque sottovalutato. Esso è un campanello d’allarme importante, perchè ci dice quando il nostro organismo non sta più riuscendo a rispondere ai colpi che gli assestiamo con il nostro stile di vita scorretto.
Il Prof. Nicola Sorrentino è nato nel 1954 e vive a Milano. Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzato in Scienza dell’alimentazione e dietetica, in Idrologia, Climatologia e Talassoterapia. Attualmente è docente presso l’Università IULM di Milano. È direttore scientifico della IULM Food Academy. Relatore in diversi convegni scientifici, partecipa a numerosissime trasmissioni televisive e radiofoniche. È autore di libri e articoli di carattere sia scientifico che divulgativo, fra i quali: La Dieta Sorrentino, La dieta dell’acqua, Grassi dentro, Siamo gonfi non siamo grassi, Tutta la verità sulle diete, BeautyFood, Dimagrire in pochi giorni, Il metodo Sorrentino per dimagrire.