Il dibattito sul riarmo dell’Unione Europea ha incendiato le opinioni di tutti i paesi europei. Chi è contrario alla ripresa delle armi e chi dall’altra parte sostiene la necessità che l’Europa, purtroppo, sia costretta dalle circostanze a difendersi da eventuali e indubbie, aggressioni militari. Così forse, si dovrebbero investire centinaia di miliardi di euro nella difesa per rendersi autonomi dagli Stati Uniti, ma con le armi di chi?
Il Dibattito si infiamma
L’Europa è in un dibattito acceso da quando il presidente americano Donald Trump ha mollato l’Europa sulla questione difesa. Sempre più prende piede la necessità di un Europa “unita” ed emancipata sulla difesa quindi sempre più si accende la possibilità di un riarmo. Al momento, l’Europa dipende a livello militare totalmente dagli Stati Uniti, tanto che secondo i piani militari NATO, in caso di attacco, la difesa europea sarebbe guidata non da un generale europeo, ma da uno statunitense.
Questo significa che, per poter camminare sulle proprie gambe, l’Europa deve aumentare in maniera sostanziale il coordinamento dei propri eserciti. L’obiettivo per alcuni leader europei è quello di aumentare le spese per la difesa fino a portarle sopra al 3% del PIL. Al momento per gli europei spendere quasi il 2% è già sufficiente, ma questo perché si dava per scontato che gli Stati Uniti avrebbero mantenuto i loro impegni di difesa in Europa. Adesso l’Europa deve difendersi da sola, senza l’aiuto – o con un aiuto ridotto degli Stati Uniti.
La questione del riarmo è urgente!
O quasi. Perché anche in questo l’Europa è divisa, c’è chi sostiene che l’Europa si debba riarmare, perché costretta dalle circostanze a difendersi da eventuali aggressioni militari e chi sostiene che non ci sia il bisogno di un rinnovo degli armamenti, perché il complesso delle forze e della potenza bellica di tutti i singoli paesi, sommata, sarebbe pari se non addirittura superiore alla Russia. Insomma secondo questa tesi, se si mettessero insieme il numero di militari che ci sono in Germania, in Francia, Italia, Spagna, Portogallo e Polonia, e poi si aggiungessero i carri armati, i caccia, i sistemi d’arma, i missili e tutto l’armamento militare possibile di tutti e 27 i paesi dell’Unione Europea – 28 se si considera il Regno Unito – si arriverebbe ad una somma aritmetica di armamenti e soldati maggiore rispetto quella della Russia. Il problema di questa tesi però è insito nella tesi stessa.
Vale a dire che forse, è difficile mettere a confronto uno Stato come la Federazione Russa che ha un unico territorio, un unico governo, un unico Parlamento, un unico Presidente, un’unica Capitale, un unico esercito, con l’Unione Europea, che non è un unico Stato e neanche una Federazione, quindi ci sono 27 territori, 27 governi, 27 Parlamenti, 27 Presidenti e 27 eserciti diversi. Questo punto demolisce l’intera tesi purtroppo.
Se la Russia attacca l’Europa
Se la Russia dovesse attaccare l’Estonia – in teoria secondo questa tesi – la Russia si troverebbe faccia a faccia con 27/28 eserciti degli Stati Europei. Purtroppo però questa cosa non sarà automatica, perché l’Estonia è un paese indipendente, autonomo e sovrano che fa parte dell’Unione Europea, ma non è un territorio appartenente ad un fantomatico Stato Europeo. Perciò semmai la Russia dovesse decidere di invadere l’Estonia (con le stesse scuse con cui ha attaccato l’Ucraina sulla difesa dei confini Russi ad esempio), gli Estoni si ritroverebbero con molta probabilità a battersi da soli contro i Russi.
Italia sesto paese nel mondo per la produzione armi
Perciò l’Europa deve capire cosa fare in assenza della difesa Americana e dove trovare le armi soprattutto. Quasi tutti i leader sono decisi ad aumentare la spesa nella difesa dei propri paesi per migliorare le proprie capacità militari e rendersi autonomi dagli Stati Uniti, ma questo genera una contraddizione, l’Europa per esempio, non produce nemmeno abbastanza polvere da sparo per sostenere un conflitto armato in autonomia. Questo vuol dire che finora l’Europa ha comprato armi e derivati, in maniera privilegiata, dagli Stati Uniti.
C’è da considerare però che secondo i calcoli del SIPRI – Stockholm International Peace Research Institute – l’Italia è il sesto paese nella classifica mondiale dell’anno 2022-2023 nel settore della difesa. Con oltre 14 miliardi di euro di ricavi, l’azienda “Leonardo” si conferma essere la prima azienda in Italia e in Ue per la vendita di armi e di armamenti militari. Sebbene il trend di produzione armamenti italiano, nell’arco dell’anno 2024, si è leggermente abbassato al’1,54%, l’Italia resta comunque nella classifica dei big, con aziende pubbliche e private, che contribuiscono alla produzione del mercato delle armi.
Se l’Europa vuole cambiare questa situazione sarà necessario però non soltanto aumentare gli investimenti nella difesa, ma anche sviluppare un proprio complesso militare industriale, cosa che potrebbe richiedere anni, se non decenni.
Perciò quando si inizia?