Milano 24 Giugno – È stata la regione che ha tenuto Renzi col fiato sospeso. Durante lo spoglio elettorale delle elezioni regionali del maggio scorso, infatti, secondo le proiezioni l’Umbria sembrava ormai conquistata dal centrodestra.
Poi durante la notte c’è stata la svolta e la vittoria della candidata del Pd Catiuscia Marini. Così il feudo rosso è rimasto in mano alla sinsitra.
Ma qualcosa puzza, eccome, a Claudio Ricci, il candidato di centrodestra che è andato così vicino ad una vittoria storica. Innanzitutto c’è il fantasma dei brogli elettorali: troppo strano che le proiezioni dessero un tale vantaggio al centrodestra e poi tutto si sia ribaltato. “Le segnalazioni di irregolarità sono diverse – ha detto Ricci – e stiamo continuando a monitorarle”. Ma poi c’è soprattutto il problema della legge elettorale. Una legge costruita su misura per il Pd, fatta in modo che pochi voti di vantaggio potessero permettere alla coalizione di centrosinistra di guadagnare un numero sufficiente di consiglieri per poter governare.
La questione della illegittimità costituzionale della legge umbra era stato sollevata già prima del voto, ma il governo di Matteo Renzi – ovviamente – non aveva mosso un dito. Il “porcellum umbro“, infatti, prevede un premio di maggioranza senza soglie minime di voti. In pratica in Umbria basta un solo voto in più per ottenere il 60% dei seggi al consiglio regionale. In questo modo il Pd si è assicurato la maggioranza, senza averla sulla carta e nei voti. L’ufficialità oggi arriva dal verbale dell’ufficio centrale regionale.
A ricalcolare i voti e i seggi senza premio è lo stesso Ricci. “Se i seggi fossero stati assegnati ‘proporzionalmente’ ai voti espressi democraticamente dai cittadini – ha scritto Ricci su Facebook -, la coalizione di centrodestra più il Movimento Cinque Stelle avrebbero avuto in totale 11 seggi su 21“. Il Pd, insomma, sarebbe in minoranza. “Auspichiamo che si torni presto alle elezioni – conclude Ricci – con una legge normale e democratica”.
Perché una “legge porcellum”, al Pd, fa schifo a parole. Quando gli fa comodo, invece, la difende con le unghie e con i denti.
Giuseppe De Lorenzo (Il Giornale)
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