Milano 24 Giugno – Expo come una grande sagra, una vetrina di cibo e di ristorazione, dimenticando la Carta di Milano, ecco che cosa sembra oggi l’Esposizione universale agli occhi di molti, soprattutto dei ristoratori di Milano che constatano con amarezza la stagnazione di una situazione ben lontana dalle previsioni della vigilia. Milano ha promosso iniziative artistiche, culturali, musicali che i visitatori di Expo fino ad oggi sembrano ignorare e forse nel meccanismo della diffusione, qualcosa non ha funzionato. Il pro Zecci aveva raccomandato in un’intervista a questo giornale “Sarà necessario non solo promuovere iniziative, ma anche saperle pubblicizzarle, fare in modo che i visitatori conoscano dove e come vedere le bellezze di Milano, anche quelle poco conosciute” E sottolineava l’utilità anche di un semplice vademecum esaustivo, ma fatto con intelligenza. La sensazione è che il Comune a livello divulgativo non sia stato incisivo, anzi sia stato del tutto insufficiente. E Milano rimane sconosciuta ancora e sempre per l’ennesima inefficienza dell’amministrazione.
E “Mentre – come riportato da Maria Sorbi su Il Giornale – ad Expo il commissario unico Giuseppe Sala festeggia i suoi 100mila visitatori al giorno, i ristoratori di Milano continuano il loro pianto di dolore. E mettono in forse l’apertura in agosto. «Tenere aperto costa – ammette preoccupato Lino Stoppani, presidente di Epam (pubblici esercizi, ristoranti e bar) – Se non arrivano clienti, conviene chiudere. I gestori si sono preparati per l’estate aumentando il personale, chiedendo ai dipendenti di smaltire le ferie prima di Expo, facendo investimenti. Purtroppo non c’è ritorno».
Ovviamente è presto per dirlo, ma a quasi due mesi dall’inizio dell’Esposizione la preoccupazione sale. «La speranza sta scemando – spiega Stoppani – Dell’effetto Expo non c’è traccia. Le parole del commissario Sala sono vere solo in parte. A Milano, nel 2014, in vista della Esposizione universale, sono stati aperti 112 nuovi esercizi, non le migliaia di ristoranti di cui si parla. Evidentemente c’è chi si è fatto attrarre dalle parole su Expo, che raccontavano di oltre 20 milioni di turisti in arrivo. Per ora il quadro è deludente».
C’è qualche eccezione: i ristoranti attorno alla Darsena e a piazza XXIV Maggio – zona appena ritornata alla vita dopo i lavori – e qualche ristorante extra lusso o con location particolari come la terrazza della Triennale, affacciata sull’Arco della Pace e il ristorante sospeso in piazza Scala, meta degli stranieri più facoltosi. Stop.
Per il resto si batte la fiacca, anche in centro. E se i ristoranti sono pieni, non lo sono certo di stranieri. «E’ una tragedia, l’effetto Expo è devastante – ammette Giacomo Bertacchi, titolare dei Ronchi 78 in via San Maurilio – Mai come quest’anno il centro della città è deserto. Da noi sono sempre arrivati gli stranieri tranne quest’estate. Tutti i colleghi dicono la stessa cosa». Le cose potrebbero peggiorare: se i ristoratori dovessero davvero decidere di chiudere ad agosto, allora il centro di Milano morirebbe definitivamente. E pensare che fino a maggio, si era parlato di «clima internazionale», «rilancio scaccia crisi». Tutti si erano impegnati per uscire dalla mentalità milanese e si erano sforzati di essere più «di mondo», pronti ad accogliere orde di turisti. Ma i menù in quattro lingue non vengono consultati quasi da nessuno.
I ristoratori criticano anche il fatto che Expo si stia trasformando sempre più in una fiera della ristorazione. «Si parla sempre meno della Carta di Milano e sempre più di ristorazione ed eventi – attacca Stoppani – quasi che Expo fosse diventata una grande sagra. E tutto si muove all’interno del sito di Rho-Pero. Sicuramente Milano ha dato ad Expo molto di più di ciò che ha ricevuto».
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