Milano 1 Luglio – Càpita di dimenticarlo, ma esiste anche da noi una lista Tsipras, benché ai confini dell’invisibile.
Sull’onda dell’euforia per la vittoria del rivoluzionario greco, quelli dell’«Altra Europa per Tsipras» erano riusciti a eleggere addirittura tre deputati al Parlamento Ue, prima di scannarsi tra loro e andare in pezzi. Eppure, col grande ritorno sulla scena del loro beniamino (erano andati anche a festeggiarlo ad Atene con le bandiere falce e martello), nelle vesti di affondatore dell’economia europea, qualcosa torna a muoversi anche da quelle parti.
Le raffinate menti dell’«organismo transitorio» che guida quel che resta della Lista Tsipras, hanno partorito una proposta geniale per risolvere la crisi greca, con tanto di indirizzo a cui recapitare la propria adesione: «Io rinuncio al mio debito greco» (che poi sarebbe il mio «credito», ma non importa). Parliamo dei famosi 40 miliardi di euro (ma ieri Padoan ha dato la cifra precisa: 35,9) che l’Italia ha prestato al governo greco, il quale si era impegnato a onorare i suoi debiti con i creditori, prima che arrivasse Tsipras a rivoluzionare anche questa superata usanza capitalista (tu mi presti dei soldi, io te li restituisco). Ma ecco la soluzione: lasciarglieli. Fanno circa 660 euro a testa come regalo al premier greco, che certamente ricambierà con la riconoscenza.
Basta sottoscrivere il testo prodotto dal direttorio della Tsipras all’italiana (dentro ci sono l’ex Lotta Continua Marco Revelli, l’ex Pci-Rifondazione Alfonso Gianni e altri illuminati della sinistra radicale), e cioè che: «L’Ue si appresta a cacciare la Grecia. Motivo: non vuole accettare la richiesta di Atene di rinviare la restituzione del debito. L’Italia partecipa al credito greco per 40 miliardi. È un credito di tutti noi cittadini italiani. Cominciamo a dire noi che, oltre ad avere molti dubbi sulla sua legittimità, noi comunque vi rinunciamo, almeno fino a quando la Grecia non sarà in grado di ripagarlo senza far morire di stenti la maggioranza dei suoi abitanti e stroncare per chissà quanto la sua economia». Noi rinunciamo ai 40 miliardi, poi Tsipras ci avvisa appena può ridarceli.
Non è dato sapere quante adesioni siano arrivate, ma dalle reazioni di Twitter si direbbe poche. «Chi è d’accordo davvero dovrebbe comprarsi obbligazioni greche per mille euro, mica stare a retwittare. Sennò sono buoni tutti» è uno dei due commenti. L’altro è: «Vergognatevi». Diciamo che l’esempio degli eurodeputati della Tsipras, quanto a rinunce, non è proprio eccezionale. Barbara Spinelli (nel frattempo fuoriuscita) aveva promesso che una volta eletta avrebbe rinunciato al seggio in favore di un giovane. Invece se l’è tenuto, insieme al grasso emolumento.
E Curzio Maltese? L’ex editorialista di Repubblica si è tenuto lo stipendio del quotidiano oltre a quello dell’europarlamento, facendo inferocire la redazione. Però gli italiani rinuncino ai 40 miliardi. Per i seggi e gli stipendi di Spinelli e Malaparte, invece, si vedrà.
Paolo Bracalini (Il Giornale)
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