Le mani sulla città (metropolitana)

Approfondimenti Milano

Milano 3 Luglio – Tagli, Debito e Buco sono tre termini ricorrenti nei commenti di questi giorni all’allarme lanciato dal sindaco Giuliano Pisapia sul possibile default della neonata Città metropolitana di Milano. Sono però parole fuorvianti, prese evidentemente a prestito da altre situazioni, analoghe solo in apparenza.

Facendo qualche (semplice) conto appaiono effettivamente a rischio servizi essenziali nell’area metropolitana milanese (manutenzione di scuole e strade, trasporti, autorizzazioni ambientali, supporto alla disabilità sensoriale ecc.), garantiti nei decenni scorsi dalla disciolta Provincia, per non parlare degli investimenti infrastrutturali ormai decimati. Da più parti si mette in discussione addirittura la sopravvivenza del nuovo ente prima ancora che la sua capacità di far fronte ad aspettative e impegni verso cittadini, territorio, imprese, e i propri stessi dipendenti ed è sempre più difficile, guardando ai numeri, parlare di catastrofismo senza fondamento.

Queste prospettive non dipendono, però, né da sempre più asfissianti rate di mutui ereditati o da banche e investitori che non rinnovano le linee di credito (tipo Grecia, per intenderci), né da uno Stato centrale che minaccia di “chiudere i rubinetti” e da entrate inferiori al passato e insufficienti a coprire le spese insopprimibili (incubo realistico per altri enti locali italiani).
Palazzo Isimbardi, per dire sia della nuova Città metropolitana che della vecchia Provincia, non ha mai ricevuto un euro, e ne ha perso da tempo memoria anche in lire, di trasferimenti statali non finalizzati, che quindi non possono essere tagliati. Quanto incassa dai suoi cittadini tramite tributi e addizionali locali di sua competenza, anche al netto della diminuzione dovuta alla crisi, continua a essere di gran lunga sufficienteper quadrare il bilancio.
È vero, la legge Delrio ha conferito nel nuovo ente i vecchi debiti e ha contemporaneamente sfilato dal patrimonio (per la verità forse un po’ troppo nel silenzio quasi generale) i gioielli di famiglia, a partire da quellaMilano-Serravalle S.p.A. per comprare la quale la Provincia di Milano si svenò nel 2005. Ma debito (170 euro a cittadino), e numero di dipendenti (1 ogni 1963 abitanti), di Palazzo Isimbardi sono in costante diminuzione da anni e sarebbero ampiamente sotto controllo, oltre che molto inferiori, per esempio, a quelli di Palazzo Marino (3074 euro a cittadino e 1 dipendente comunale ogni 88 abitanti).

Riteniamo importante insistere su un punto: il Sindaco metropolitano e i suoi collaboratori non sono andati più volte a Roma, in queste settimane, a rimediare “benzina” per il bolide fermo in box (per usare termini da loro utilizzati nel passato). Il pieno alla vettura i milanesi lo fanno di continuo. Il problema è che qualcuno sottrae sempre più carburante e, malgrado i proprietari paghino puntualmente le rate, la macchina rischia il pignoramento.

Di cosa stiamo parlando, cosa sta veramente accadendo?
Parliamo di 517 milioni, nel triennio 2015-17, che la Città metropolitana di Milano viene costretta a versare in contanti allo Stato. Un vero colpo da KO.
Basta leggere la norma approvata lo scorso 23 dicembre, in particolare il comma 418 dell’unico articolo della legge 190/2014:

Le province e le citta’ metropolitane concorrono al contenimento della spesa pubblica attraverso una riduzione della spesa corrente di 1.000 milioni di euro per l’anno 2015, di 2.000 milioni di euro per l’anno 2016 e di 3.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017. In considerazione delle riduzioni di spesa di cui al periodo precedente (…)ciascuna provincia e citta’ metropolitana versa ad apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato un ammontare di risorse pari ai predetti risparmi di spesa.

Debito o non debito, beneficiati o meno di trasferimenti statali, oculati o spendaccioni, lo Stato (con questa legge e con altri 4 precedenti decreti di tenore simile) impone “a prescindere” una drastica riduzione di spesa, che fatalmente porta un ente quanto più virtuoso tanto più a non poter far fronte a impegni insopprimibili. Ma a questo perverso paradosso se ne unisce un altro. Il cosiddetto risparmio non è tale per l’ente e per i suoi cittadini, ma una voce di entrata per le casse statali per finanziare altro, e di uscita secca e improduttiva per il bilancio locale, con i soldi che da famiglie e imprese della Grande Milano fanno solo tappa in via Vivaio per finire nel calderone romano. Non sarebbe una novità, visto che per anni si sono riequilibrati i conti di province non autosufficienti (la gran parte) con trasferimenti statali finanziati anche “rosicchiando” le entrate tributarie di quelle più ricche e operose. Ma il limite è stato superato ampiamente.

Se è vero che la nostra Costituzione contempla “aiutini” che in passato potevano giustificare un prelievo “forzoso”,

Articolo 129, comma 3.
La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.

la situazione odierna è ben diversa. I soldi presi da Milano non vanno più a qualche altra provincia, e rimane lettera morta quanto inserito in Costituzione con la modifica del 2001:

Aricolo 129
1. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hannoautonomia finanziaria di entrata e di spesa.
2. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hannorisorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.
(…)
4.Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentonoai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.

Suona beffardo, a questo punto, come continua lo stesso articolo costituzionale 129 quando prevede che

5. Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.

Altro che “risorse aggiuntive”. Lo Stato sta raschiando per sé il fondo del barie, anche se il barile non è suo.

Di che numeri stiamo parlando?

Come e quanto incassa la Città metropolitana di Milano? Guardiamo al bilancio consuntivo 2014 approvato dal Consiglio metropolitano di Milano il 4 giugno 2015, in attesa del bilancio preventivo 2015 non ancora deliberato.

Le entrate correnti sono così ripartite:

Imposta Rc – auto 126.537.677,44
IPT (Imposta provinciale trascrizione veicoli) 79.693.528,39
Addizionale energia elettrica (usi non domestici) 690.932,86
Tributo ambientale (addizionale TARSU) 24.417.814,25
Compartecipazione al gettito tassa automobilistica 38.135.579,25
Altri tributi  32.386,28
TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE 269.507.918,47
(72,5 euro per abitante)
Stato (finalizzate a progetti) 1.386.766,99
(0,44 euro per abitante)
Regione Lombardia (finalizzate) 17.950.816,04
(5,65 euro per abitante)
 UE 82.027,88
 Comuni e altre province (finalizzate) 19.648.771,86
TOTALE ENTRATE DA
ENTI PUBBLICI
39.068.382,77
Servizi pubblici e contravvenzioni 20.322.582,39
Proventi dei beni dell’ente (es. fitti) 6.670.020,85
Interessi su crediti 4.617.500,71
Utili netti aziende partecipate 1.908,22
Proventi diversi 9.905.149,03
TOTALE ENTRATE EXTRATRIBUTARIE 41.517.161,20

Il totale complessivo delle entrate correnti ammonta a 350.093.462,44euro, in gran parte, come sopra indicato, da entrate tributarie non vincolate.

Le spese annue per rimborsare mutui, prestiti e obbligazioni (totale titolo III del consuntivo) ammontano a 30.959.605,19 euro, per un debito in costante diminuzione dal 2011 e destinato a ridursi ulteriormente con il perfezionarsi delle vendite immobiliari in atto.

Le spese annue per il personale ammontano a 64.698.906,57 euro e sono destinate a diminuire ulteriormente per pensionamenti e mobilità.

Il fondo cassa, al primo gennaio 2015, ammontava a 294.685.717,43euro

Ma allora, perchè tanto allarme e preoccupazione? 

Perchè, per la Città metropolitana di Milano, la quota che tocca versare allo Stato per i cosiddetti “rimborsi per riduzione dei trasferimenti” (?!) per il solo 2015 ammonta alla stratosferica cifra di 144.217.520 euro, destinata ad aumentare prima di ventinove e poi di altri cinquantacinque milioni nei prossimi due anni.

Manovra 2015 2016 2017
L. 190/2014
(Legge stabilità 2015)
27.698.487 55.396.974 83.095.461
DL 66/2014 28.588.000 29.088.000 29.088.000
Altri provvedimenti tra cui
DL 78/2010 – DL 201/2011
DL 95/2012
87.931.033 87.931.033 87.931.033
TOTALE DA VERSARE
ALLO STATO
144.217.520 172.416.007 200.114.494

C’è più di una sfumatura di differenza, quando si informa l’opinione pubblica, tra rendere l’immagine (verosimile ma non vera) di uno Stato centrale in difficoltà non in grado di elargire quanto richiesto per la Città metropolitana di Milano, oppure di quest’ultima alle prese con un “buco” evidentemente frutto di debiti e gestione poco oculata, e quanto sta effettivamente accadendo, cioè che le risorse raccolte localmente per il nuovo ente locale vengono depredate per decreto, al punto di metterne a rischio la sopravvivenza, in barba al dettato costituzionale (e al buon senso).

Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi locali e nazionali, resi ancora più complessi dalla crisi economica. Trasparenza, lealtà istituzionale e, chissà, attuazione dei principi tanto sbandierati e così poco praticati come quello della sussidiarietà e della responsabilità di spesa davanti ai cittadini, potrebbero giovare. Perchè non provarci, per una volta?

Bruno Dapei Direttore Osservatorio Metropolitano 

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