Milano 11 Luglio – Un tanfo sconosciuto, un afrore che sa di tombino, un sapore di discarica e di oltretomba, insomma, una meneghinissima “spussa” che nessun Mastro Lindo potrebbe deodorare e che prende alla gola, si mischia da un mese all’odore rancido del fritto del polipo della Martesana e del gambero dei Navigli proveniente dalla Cattedrale del Pesce . e tutto velenosamente si sparge in piazza XXIV Maggio. Siamo al Mercatone Rozza, l’ex Darsena, il non luogo scelto per il debutto del candidato sindaco Emanuele Fiano. Lui passeggia, attorniato dalla stampa amica, nemmeno s’accorge che l’aria venefica entra tra le porte di vetro del Mercato rionale e scompiglia la carne al rosmarino sparsa sul bancone della macelleria Ticinese. L’odore è intenso. Mezzo metro di alghe ostruiscono le chiuse del Ticinello, dove l’acqua del navigli scompare nel ventre di Milano e Fiano nemmeno lo sa. Da giorni la Ex Darsena, ora “ Mercatone Rozza”, e per definizione dei sapienti chierici del Corriere, “ la nuova spiaggia di Milano.” è ammorbata da una venefica poltiglia verde, dove vi guazzano piccioni , anatre e pantegane.
E’ un profumo rancido di erba marcia , di mucillagine e di concime che viene dalla pianura , sinfila per i due navigli e resta infine a galleggiare alla Darsena, una distesa di melmose verdognole sabbie mobili .
Numerosi gli architetti irritati che snobbano Fiano e attorniano una enorme ruspa che toglie la melma verdognola : “ alla fine il comune si è accorto che l’acqua della Darsena non scorre, le alghe si accumulavano lungo il naviglio e solo oggi il Comune ha messo dei frangiflutti ( tipo spiaggia di Rimini) per fermare la marea” spiega un notabile .
“ Macchè alghe, sono erbe dei prati “ dice una commercialista di zona.
Un enorme ruspa sposta intanto su un camion la poltiglia verde, mentre si attende qualche dichiarazione politica di Fiano, E’ qui che il candidato ha scelto di comparire per spiegare alla cittadinanza in vacanza nella “ nuova spiaggia di Milano” il perché e il percome della sua canditura.
Intanto la “ spussa” si sposa in un velenoso coktail con l’afa dei 40 gradi e prende alla gola il visitatore del Mercatone Rozza, il non luogo di vetro e mattoncini che ha sostituito la Darsena. Nemmeno un commerciante, né un residente, né una famiglia esce dalla gabbia di vetro dove si vende carne , verdure, pane, formaggi : là dentro almeno c’è aria condizionata.
Fiano abbozza nel centro della piazza assolata e spiega a una pattuglia di “stampa zerbino” e di radicalette antan amiche che “ saranno proprio le primarie, come successe con Pisapia, a incoronare il candidato che sconfiggerà la destra a Milano”.
E Fiano, snobbando il commercio al minuto, si inoltra nel viale centrale del Mercatone Rozza, passa davanti a un suk degli antagonisti ,che gli espongono sotto il naso lo striscione Fuck Austerity, e prosegue nella “ promenade” dei famosi mattoncini rossi, che vorrebbero imitare le mura spagnole del 600. E qui esplode la protesta dei peones del Pd,consiglieri di zona, militanti, architetti :” ma quella cattedrale del pesce, mio dio, per salvare un posto di lavoro si è fatto uno scempio, prima era un baracchino piccolo piccolo, ora con le nuove normative si è dovuto costruire un eco mostro, ma non era meglio dargli un posto nel mercato come a tutti gli altri? No, macchè, il pescivendolo ha rovinato la Darsena. E poi, Fiano, guarda che schifo questi mattoncini , questo mercato tutto verde che di notte si illumina come un bulbo e abbaglia: Per non parlare del casino della movida, qui finisce come con le colonne di san Lorenzo, un suk di bonghisti, la gente non ne può più”
Un disastro, queste primarie per Fiano.
Panama, sandali da frate, gonne a fiori , tuniche di monache buddiste con pashmine arancioni o fucsia, le zitelle bene vedove di Pisapia lo attorniano inviperite: “ guardi, io faccio spesso la direzione ai lavori, qui ci hanno messo dei blocchetti irregolari davanti al mercato, i negozianti non possono entrare al mercato col carrello, i passeggini inciampano, bastava mettere dei cubetti più levigati, nessuno ci ha messo un po’ di testa, per non parlare di centinaia di pali inutili che spuntano dovunque, una oscenità, e poi questo megacubone verde che è il mercato di sera è illuminato e ti spara negli occhi…abbiamo speso venti milioni di euro per sta schifezza”.
E di nuovo la protesta torna sull’osceno baraccone dei pesce che ammorba l’aria del Ticinese: “!ma in una città civile il baracchino del pesce lo avrebbero espropriato, non esiste, se siamo legati agli interessi di un pescivendolo, non ci siamo proprio “ gliela canta una altra consigliera di zona PD.
Insomma , alla fine la puzza il tanfo l’afrore delle alghe lombarde prende alla gola anche Fiano che s’imbuca in un bar dei Navigli dove il commerciante amico gli offre uno spritz con salame.
Esce un po’ frastornato dalla proteste dei commercianti che contestano la distruzione dell’atmosfera romantica della Darsena. Inutile che la stampa zerbino canti che Milano è tornata bella , e ci vende l’orrendo Mercatome Rozza come una nuova piazzetta di Portofino,: in realtà luogo di passo per punkabbestia e di pasdaran biciclettari, Chi può va all’Ikea o al Fiordaliso altri non luoghi dove almeno c’è l’aria condizionata pulita e sicuramente non voterà alle primarie farlocche del Pd.