Milano 13 Luglio – L’argomento “protesi” agli arti inferiori incute una certa paura. Se non paura, almeno incertezza. Rispetto alla ripresa della vita, come si svolgeva prima dell’intervento. E rispetto al dolore da patire. Frasi come “Quanto soffrirò?”, se le chiedono in tanti. Ogni anno gli interventi ortopedici, e in particolare gli impianti protesici, si contano a migliaia nel nostro Paese. I tempi, i modi e i costi cambiano di anno in anno, aumentando l’affidabilità dei materiali e l’abbattimento degli svantaggi.
PROTESI – L’intervento chirurgico e la sostituzione per mezzo delle protesi totale o parziale dell’area malata prevede un lungo elenco di elementi del corpo coinvolti: si va dalla gonoartrosi (l’artrosi del ginocchio) alle malattie reumatiche, fino all’artrosi psoriasica, che deteriorano con il passare del tempo la cartilagine. Basti pensare che su 100 persone malate di artrosi, oltre il 10% è costretto al passaggio in camera operatoria.
MATERIALI – “Le protesi di nuova generazione sono composte da materiali nobili, come il titanio e il polietilene, che hanno una durata potenziale di 20 anni e permettono perciò una resistenza nettamente più lunga rispetto alle tradizionali che non superavano gli 8-10 anni – ricorda il dottor Mario Manili, specialista in ortopedia in Roma, presso l’Istituto clinico Concordia Hospital e Villa del Rosario -. La funzionalità dell’arto è ristabilita nella maggior parte dei casi con ottimi risultati e anche il recupero post operatorio è più rapido. A distanza di 15 giorni, infatti, il paziente torna a quelle attività abituali che non comportano eccessivi sforzi. Anche la riabilitazione è ridotta, con sollievo della persona che non è costretta a forzati cicli di terapia”.
TAC – L’ultima innovazione prevede l’introduzione, anche nel nostro Paese, dell’esame tramite la tomografia assiale computerizzata o TAC, propedeutica all’operazione. Grazie alle informazioni fornite dall’indagine, le protesi sono modellate in base alla conformazione del ginocchio proprio del paziente perciò sono a tutti gli effetti uniche.
NO DOLORE – “Il chirurgo è in grado di limitare le incisioni dei tessuti molli – spiega Manili – dal momento che l’esame TAC offre una panoramica visiva ottimale. Diminuiscono notevolmente i tempi e l’invasività dell’operazione. Per il paziente si riduce nettamente il dolore, infatti i tagli sono limitati a quelli essenziali. L’intervento diviene più sicuro, breve, e mininvasivo. Per il paziente lo stress chirurgico si riduce e la degenza ospedaliera è limitata a qualche giorno”.
BISTURI – “Seguendo le indicazioni fornite dalla TAC, il bisturi incide solo dove è necessario – aggiunge -. Il calcolo elaborato dal computer permette la costruzione di una protesi personalizzata e delle guide per l’inserimento. L’uso della TAC è una novità assoluta per l’ortopedia italiana, disponibile anche in convenzione con il Sistema sanitario nazionale che non comporta svantaggi per il paziente tranne l’attesa di qualche giorno per ottenere i risultati dell’esame. Un’attesa del tutto ripagata dai numerosi benefici per il paziente e i costi per la sanità pubblica”.
COSTI – I costi rispetto al passato. L’introduzione della procedura è una novità nel campo dell’ortopedia e scalza allo stesso tempo la convinzione che la risonanza magnetica sia preferibile per attendibilità e sicurezza. “La risonanza aumenta notevolmente i costi per le strutture che la eseguono. La TAC ha un prezzo più contenuto e un quadro chiaro della anatomia del ginocchio”, conclude Manili.
Roberta Maresci (Il Tempo)
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