Milano 14 Luglio – Corporatura da palestrato, testa rasata, abbronzato, con quella faccia da schiaffi, i gesti da duro, i pensieri da estremista impavido, Varoufakis posa in costume da bagno per un selfie, mentre i suoi compagni, in Parlamento votano le dure misure di austerità accettate da Tsipras per risolvere la crisi greca.
Un radical chic da manuale, con le tasche piene di soldi e l’intransigenza di un falco, bravo anzi bravissimo a mostrare una faccia feroce in Europa e a svignarsela quando gli ostacoli sembrano insormontabili. L’hanno definito un perditempo, un giocatore d’azzardo, un dilettante, ma nessuno come lui sa portare una sciarpa di cachemire e pochi possono pavoneggiarsi sul terrazzo di casa di fronte al Pantheon con la mondanissima e bellissima moglie anche nei giorni più difficili e tragici di una Grecia allo stremo.
E il popolo greco oggi si arrabbia, si indigna per tanta indifferenza che appare un tradimento, un atteggiamento di menefreghismo. Attacca duramente Tsipras che non ha saputo sfidare i creditori, confessa che il suo piano, dopo il referendum, non è stato appoggiato, che le concessioni accettate sono la morte per la Grecia. Senza entrare nel merito, l’atteggiamento è di chi, comunque, ha i piedi al caldo, al riparo di quanto può succedere. Là sull’isoletta, in riva al mare i problemi della gente comune sono lontani anni luce, l’ideologia è bella da predicare, ma meglio non sporcarsi troppo le mani. Come sempre quando si parla di sinistra, quella col birignao del so tutto io, solo io so difendere il popolo, solo io conosco la coerenza morale, solo io so combattere. Essere radical chic è un privilegio di casta che unifica i “sinistri” di tutto il mondo nel segno del parlar bene e razzolare male.
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Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano