Milano 18 Luglio – Almeno una medaglia in ogni arma, per dare alla spedizione un senso di completezza. Obiettivo centrato ai Mondiali di Mosca grazie agli sciabolatori, che hanno però fatto il capolavoro, vincendo l’oro nella gara a squadre. In finale gli azzurri hanno battuto 45-36 la Russia (grande favorita e allenata dal francese Bauer, ex c.t. dell’Italia e l’uomo che guidò Aldo Montano al titolo olimpico 2004). Torna così in Italia un titolo che mancava dal 1995.
Eterno Montano
Anche all’Aja l’assalto per l’oro fu contro i russi. Ma lo sviluppo della finale fu opposto: mentre a Mosca gli azzurri hanno sempre condotto con autorità il match, in Olanda avevano dovuto effettuare una rimonta addirittura clamorosa perché gli avversari, sospinti dal fuoriclasse dell’epoca, Podzniakov e da un campione che è appena scomparso, Charikov, si erano portati sul +16, che nella sciabola è un margine praticamente irrecuperabile. Furono soprattutto Toni Terenzi e Gigi Tarantino, che dopo il ritiro è entrato nello staff del c.t. Giovanni Sirovich e che ha festeggiato con la stessa gioia di vent’anni fa, a trascinare l’Italia a una vittoria indimenticabile. Ma quella del 2015 non lo è da meno, vuoi per il giogo imposto ai grandi favoriti, schiacciati anche oltre le dieci stoccate di scarto, vuoi perché si lega alla figura di Aldo Montano. L’uomo che ha chiuso il nono e ultimo giro del confronto e che ha confessato «di sentire di colpo il peso della finale» è quasi sicuramente all’ultimo Mondiale: l’oro iridato individuale l’aveva fatto suo nel 2009, quello a squadre gli mancava. «Ora posso dire di essere contento, è un ciclo che si chiude» sono le prime, emozionate parole di «Aldino», preso sotto braccio da compagni che però gli ricordano come nel 2016, pur non essendo la prova a squadre nel calendario dei Giochi, loro, gli sciabolatori d’oro, dovranno provare a ripetersi nel Mondiale che si terrà a sua volta in Brasile. Traduzione: forse tenteranno di convincere Aldo a un «tempo supplementare». Non sarà facile, però ci sarà modo di riparlarne. Intanto adesso è solo gioia per tutti, compresi ovviamente Diego Occhiuzzi, la medaglia d’argento di Londra, e i giovani Enrico Berré e Luca Curatoli. Quest’ultimo è un altro anello che si lega all’impresa del 1995: suo fratello (per parte di madre) è infatti Raffaello Caserta, uno del quartetto dell’Aja. La dedica è per lui: «Sono felice di aver provato la sua stessa gioia».
Prova di nervi
L’avvicinamento degli azzurri alla sfida per il titolo è stata autorevole: solo qualche patema in avvio contro la Romania, quindi il decollo e il passaggio alle semifinali con un perentorio successo (45-32), firmato soprattutto dal giovane Curatoli. Quindi, in semifinale, ecco la prova di forza contro un avversario, la Francia, che spesso soffriamo. L’Italia è partita benissimo, ha avuto anche un +12 (25-13) e ha saputo stringere i denti quando, un po’ per un calo suo e un po’ per la voglia dei francesi di provarci comunque, è stata rimontata e addirittura raggiunta a quota 31 quando, nel terzultimo assalto, era in pedana Occhiuzzi, medaglia d’argento olimpica a Londra 2012. Il napoletano ha resistito e con una prova di nervi ha riportato la squadra in vantaggio (35-32). Nei due match di chiusura prima Curatoli e poi Montano hanno perfezionato l’impresa con un parziale complessivo di 10-7, per il 45-39 finale.
Bene gli spadisti
Nella giornata c’è stato anche l’importante successo degli spadisti, che al termine di un drammatico incontro – erano in svantaggio 33-35 a 46” dalla fine – sono riusciti a piegare la Repubblica Ceca e a passare al tabellone finale a otto. L’eroe è stato Marco Fichera, bravo a ricucire il divario, a pareggiare a quota 35 e a tenere i nervi saldi nel minuto supplementare. Aveva la priorità (dunque, nel caso il punteggio non si fosse sbloccato avrebbe vinto lui) e ha dovuto arginare l’iniziativa del lungo mancino Pokorny: ma di rimessa ha piazzato la botta che ha tolto la squadra dall’incubo. La sconfitta, infatti, oltre a pregiudicare la corsa alle medaglie, avrebbe avuto pesanti effetti sulla qualificazione olimpica per il 2016. L’Europa avrà diritto a quattro posti e gli azzurri, che nel ranking a cinque cerchi (e in quello mondiale) inseguono, non potevano permettersi un k.o. in una manifestazione che assegna punteggio doppio da una rivale continentale che oltretutto già la precede. Non solo: la non qualificazione della squadra comporterebbe il fatto che nel torneo olimpico individuale una nazione può schierare un solo atleta: un pericolo in più da schivare.
Sciabolatrici
E questa spada di Damocle continua a pendere sulle sciabolatrici, anche se l’uscita di scena dalla zona medaglie a causa della sconfitta con l’Ucraina è stata poi in parte ammortizzata dalla qualificazione per il torneo dal quinto all’ottavo posto. Ma la loro posizione, nonostante il passo in avanti della Polonia, arrivata alle semifinali, era migliore di quella degli spadisti. Il pericolo vero riguardava questi ultimi. La provvidenziale stoccata di Fichera non ha ancora sbrogliato la matassa e non ha messo l’Italia della spada maschile al sicuro. Però di sicuro ha dato una bella correzione a una rotta che puntava irreparabilmente verso il baratro. (Corriere)
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