Milano 20 Luglio – Lo abbiamo pensato in tanti. Se al congresso Pd ci fosse stata una scrivania in noce, tra il pubblico un notaio ed, accanto a Renzi, Vespa, avremmo avuto un quadro a noi noto. Molto noto. E che ricordiamo con nostalgia. Il momento più alto della poetica Berlusconiana, il contratto con gli Italiani. Ah, i bei tempi in cui ancora si credeva alla Rivoluzione Liberale. Cardini di quella stagione erano “meno tasse per tutti” e “spendiamo meglio i soldi, così risparmieremo”. Sappiamo tutti com’è finita. Si è speso di più, ugualmente male, le tasse sono aumentate e con esse il debito, in una spirale diabolica. Noi, a destra, sappiamo cosa non ha funzionato. Nominalmente, nello Stato Sociale, non esiste una spesa virtuosa. Esiste solo la spesa, immensa e illimitata. Renzi, dice, studia il problema da sei mesi. Noi lo abbiamo vissuto per decenni e sappiamo come finirà. I sintomi ci sono tutti: 50 miliardi in 5 anni, convenientemente a cavallo di due legislature, lo scambio tra riforme e sgravi, ma sopratutto e prima di tutto il segno principale: non si sa da dove salteranno fuori i soldi. Oltre ad una chicca imperdibile. Il tutto, il mirabile circo equestre, parte dall’abolizione dell’Imu. E qui, signori e signore, dobbiamo solo levarci il cappello.
Dunque, in principio fu l’abolizione dell’Ici, che il Pd criticò aspramente perchè “obbligava” i Comuni ad alzare le tasse in una risibile partita di giro. Ovviamente a nessuno passava per l’anticamera del cervello che si potesse tagliare la spesa, ma andiamo avanti. Si diceva che Berlusconi l’aveva eliminata. Poi fu reintrodotta con il nome Imu. Che fu a sua volta cassata ed unificata nella Tasi. Salvi due casi: i terreni agricoli e gli imbullonati, ovvero le strutture semi transitorie ancorate a terra. Bene, i primi sono stati tassati ( in molti a morte) per ripagare gli 80 euro. Che per Renzi sarebbe un taglio netto delle tasse. Cioè il ragazzo, già ben lungi dal sapere come funziona la realtà, sta cominciando a confondere i tagli con le partite di giro. Come Silvio nel 2010. Dall’elenco sopra sappiamo già che non ha idea di come finanziare il progetto e che questo progetto prevede una rielezione. Quanti indizi servono per fare una prova? Ovvero dopo quante dichiarazioni possiamo prendere in pace atto che è la solita minestra riscaldata, e pure male?
Il principale difetto della clonazione è che i cloni nascono vecchi. Questo ha ucciso Dolly. Questo è il riassunto della critica a Renzi. Abbiamo già dato. Quella strada non funziona per il semplice motivo che i tagli prevedono solo tre possibilità: licenziare, ridurre gli stipendi o tagliare le pensioni. Dei dipendenti pubblici. Gli ultimi casi sono stati esclusi in toto dalla Corte Costituzionale. Il primo è impedito dalla forma clientelare dello Stato Sociale Italiano. Non se ne esce, non si taglierà un centesimo, Renzi cambierà nome ad un paio di tasse, sposterà il carico da Pietro a Paolo e poi saremo punto e daccapo. Ripeto, l’abbiamo vissuta, sappiamo come inizia, come si sviluppa e sopratutto come finisce… A questo punto contiamo i giorni al Partito della Nazione. Renzi credo lo debba a Silvio. Chissà se almeno questo debito, l’Ingrato di Rignano, lo pagherà.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,