Milano 21 Luglio – Quattro tecnici italiani – Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla – sono stati rapiti in Libia. In una nota appena diffusa, la Farnesina informa che quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell’Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti. L’Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti. Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.
Un fascicolo di indagine è stato aperto in Procura, a Roma. Il reato: sequestro di persona a scopo di terrorismo. Il pm ha affidato ai carabinieri del Ros i primi accertamenti per ricostruire quanto accaduto.
Per il ministro degli esteri Paolo Gentiloni è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia. Gentiloni lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue oggi a Bruxelles, precisando che l’Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza. La convinzione del ministro è che non si tratti di una ritorsione contro l’Italia per il suo appoggio in sede Onu al governo attualmente in formazione.
La Bonatti spa è un general contractor internazionale che ha sede a Parma. Offre, spiega il sito istituzionale della azienda, servizi di ingegneria, costruzione, gestione e manutenzione impianti per l’industria dell’energia. Ha sussidiarie o associate in Arabia Saudita, Egitto, Algeria, Kazakhstan, Austria, Messico Canada, Mozambico e Libia. Bonatti opera in 16 nazioni: Algeria, Austria, Canada, Egitto, Francia, Germania, Iraq, Italia, Kazakhstan, Messico, Mozambique, Romania, Arabis Saudita, Spagna, Turkmenistan e appunto Libia.
‘Freedom for Gino, Filippo, Salvo e Fausto’ – ”Freedom (libertà) for Gino, Filippo, Salvo e Fausto”. E’ questo il messaggio apparso nel compound di Wafa, il secondo centro della Libia dove lavora l’azienda parmigiana Bonatti. Lo striscione, che fa i nomi di battesimo presunti dei quattro rapiti, è stato fotografato e postato su facebook da alcuni colleghi dei quattro tecnici rapiti, fra di loro Manuel Bianchi, noto a parma come ex collega in Bonatti. ”Quello che è successo in Libia oggi – scrive Bianchi – poteva benissimo accadere a me fino ad un anno fa – ha commentato su facebook la foto che ha ricevuto da altri e postato -. Ci si reca in quei posti solo per lavorare e non per divertirsi; per farvi arrivare il gas con il quale vi riscaldate in inverno, con il quale vi raffreddate in estate (ebbene sì) e con il quale vi fate da mangiare tutto l’anno. Per cui questa volta non ammetto “se la sono cercata”, ma solo #Solidarietà”. (Ansa)
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