Milano 23 Luglio – L’approccio è sempre sorridente, apparentemente benevolo, le parole misurate, il gesto accondiscendente, ma raramente l’interlocutore riesce a capire le trame dei suoi pensieri, delle sue intenzioni. Alessandro Balducci, indubbiamente accademico di chiara fama, fino a ieri Prorettore del Politecnico di Milano, sbarca a Palazzo Marino, chiamato personalmente da Pisapia per ricoprire il ruolo di assessore all’Urbanistica che fu della De Cesaris, dimissionaria. Il suo pregio maggiore è sempre stato navigare con accortezza, scegliere la parte giusta per far carriera, stringere le amicizie opportune da cui trarre vantaggio, avere grande fiuto o, se volete, un po’ di opportunismo.
La riconoscenza non è la sua maggiore virtù e neppure la coerenza, ricordano i tanti traditi da quel sorriso così apparentemente disponibile, ma la vita, anche quella accademica, è piena di insidie e per un incarico prestigioso, ad esempio come quello di prorettore, si può anche rinnegare un’amicizia, perché i pensieri cambiano, le finalità si aggiornano, quando un proprio progetto di carriera va perseguito. E da Direttore del Dipartimento di Pianificazione urbanistica e territoriale la sua carriera fu in continua ascesa, fino ad essere il numero 2 del Politecnico, ma proprio in qualità di Direttore iniziò a tessere conoscenze e amicizie, a sviluppare quel fiuto politico che gli permise di avere molti incarichi profumatamente retribuiti dalla Provincia all’epoca di Penati e da Infrastrutture Lombarde in epoca Comunione e Liberazione, perché non gli interessava l’appartenenza politica dell’Ente erogatore, ma le profumate commesse. D’altronde ebbe a dire che aveva una famiglia numerosa da mantenere: una famiglia naturale e una famiglia scientifica.
In Politecnico lo definiscono un cattocomunista che sa fare benissimo i propri interessi e che non guarda in faccia nessuno se vuol raggiungere una meta. Nessuna meraviglia, quindi, che abbia partecipato alla Leopoldina milanese: oggi il vento va con Renzi e là deve essere il suo posto.
Il suo profilo accademico riguarda la Pianificazione e le Politiche Urbane, uno, insomma, che sa comporre gli interessi in campo. E per dirla in modo sintetico: un manager delle politiche urbane. E, probabilmente Pisapia l’ha chiamato perché occorre prendere in pochi mesi delle decisioni importanti: il destino del dopo Expo, il futuro stadio del Milan, l’accordo per la riqualificazione degli scali ferroviari. Progetti impegnativi che solleticano molteplici interessi.
Una cosa in particolare dovrà fare: decidere in fretta senza quelle fasi di studio e monitoraggio che tanto piacciono ai professori. E, se vogliamo, accettare un incarico per 10 mesi, senza avere certezza di una conferma, è già stato un gesto poco professorale e un po’ azzardato.