Milano 4 Giugno – Ma quale teatrino della politica, oggi, dopo le elezioni regionali assistiamo a una pochade gigantesca recitata con un canovaccio che neppure Goldoni avrebbe saputo fare. Una Commedia dell’Arte che fa risaltare a dismisura soprattutto i difetti dei politicanti senza vergogna, armati solo di un ego spropositato, tutti protagonisti assoluti, fino al momento della sconfitta. Renzi ha creato dei cloni a sua immagine e somiglianza, sicuri di poter dire tutto e il contrario di tutto, sotto l’ombrello di un leader carismatico (?) che ha creduto di essere invincibile. E adesso le lady Like frignano e sanno solo frignare per la batosta senza precedenti. Forse pensano di aver sbagliato estetista, forse credono che il popolo non abbia capito le loro virtù e accusano Renzi e la mala sorte e chissà quante altre cause per la disfatta, ma nessuna autocritica. Ed echeggia quel “Siamo belle e intelligenti” che è il paradigma dominante delle donne renzine, trainate fino ad oggi dalle infinite chiacchiere fumose del “capo”. Ma c’è un’altra protagonista nel teatro colorato e sfavillante di intrighi e vendette del dopo elezioni, quella Rosy Bindi che non digerisce Renzi, che ha più attributi di Rocco Siffredi, che voleva asfaltare quella parte del PD che oggi frigna e che si arrabbia nelle segrete stanze, ma che appare in pubblico profumata da una diplomazia suggerita dai tanti spin doctor del cerchio magico renziano. E chi se ne frega della denuncia di De Luca, il boom deflagrante è stato lanciato in tempo utile: Rosy Bindi non ha paura, è viva e vegeta in barba a tutti i tentativi di rottamazione. De Luca, accecato da un’ambizione unica e rara, si è incartato in un groviglio giuridico al di fuori del buon senso, sicuro che il partito con il solito doppiopesismo, risolverà il caso e se tutti i tasselli non dovessero incastrarsi in tempo utile, i soldi dei contribuenti per un’eventuale seconda votazione, non sono qualcosa che lo preoccupa. Anzi. E nelle retrovie, l’implosione di un altro partiti quel Ncd, né carne né pesce che ha l’immagine pubblica di un Alfano, ottimo arrampicatore sui vetri, che cerca di tirar fuori un quid mai posseduto per dire che va tutto bene, madama la marchesa, che cristianamente continua a porgere l’altra guancia (ma quante guance ha?) agli schiaffi di un Renzi sempre più destabilizzato da veleni e rivalse interni al suo partito. La guerriera De Girolamo lo invita a riflettere “ Innanzitutto dobbiamo uscirne. Questo è un governo fatto di slide, fotoromanzi, slogan, ma nulla di concreto da cambiare la vita degli italiani. Potremmo uscire, poi, se ci saranno dei provvedimenti che riteniamo utili, li sosterremo, come hanno annunciato che faranno anche i 5 Stelle e Forza Italia. Renzi è l’uomo delle mille maggioranze, su ogni provvedimento ha cambiato maggioranza, non gli costerà fatica farlo con Ncd fuori dal governo”. Perché Renzi è servo e padrone dell’opportunismo e del proprio tornaconto, senza pudore, senza lealtà.
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano