Milano 4 Giugno – Nuova puntata nell’annosa telenovela sul lavoro giovanile non retribuito. Una polemica apparentemente inutile, in realtà fondamentale per capire quanto poco futuro resti a questo paese. Esistono due grandi scuole di pensiero sul tema, ed una terza minore e minoritaria. Prima posizione: tutto il lavoro va sempre pagato. Qualsiasi servizio offerto, a prescindere deve avere un corrispettivo economico. Per quanto piccolo. Sempre dichiarato. Sempre comprensivo di contributi, assicurazione, ferie, malattie, ricchi premi e cotillons. Stranamente, questa posizione gode di ottima stampa presso chiunque non produca, non rischi in proprio ed appartenga a quella elite radical chic, casinara o da centro sociale che sogna la rivoluzione con la paghetta di papà. Ad essa si contrappone una nuova visione, il cui ultimo sponsor è Jovanotti, che dice che il giovane può e deve lavorar, talvolta, gratis. Per fare esperienza, curriculum o vedere il mondo reale. Le motivazioni divergono, ma il lavoro gratuito esiste. Il problema di questa scuola di pensiero, è la debolezza dell’idea di fondo: lavorare gratis è un controsenso. Lavorare, di per sé, è scambiare prestazione con salario. Non si riesce ad uscire da questa definizione. Quindi, o siamo nel campo del volontariato o siamo in quello del lavoro. Per questo le esperienze di lavorative non retribuite non vengono prese particolarmente sul serio dai datori di lavoro e quindi è ridicolo che possano “fare curriculum”. Eppure, in un mondo in cui l’Università ti insegna un sacco di cose, ma non ti fa imparare a fare nulla, questa tipologia di attività non è rinunciabile. Come uscirne?
Primo ed ultimo passo, scegliere la terza opzione: nessun lavoro è gratuito, ma non tutti i lavori vengono pagati in denaro. Qualcuno viene pagato in esperienza, contatti, reputazione e curriculum. Non c’è nulla di strano, basta accettare che in alcune situazioni conoscere persone, imparare a fare cose e crearsi una reputazione valga più che ricevere uno stipendio. E’ la storia di chi scrive dopotutto. Prima di aprire le mie due imprese, quando mi consumavo le suole delle scarpe in giro a caccia di clienti, lavorare per farsi vedere, per mostrare di essere il migliore e per crearsi reti di contatti è stata la norma. Non si deve aver paura di investire, anche su se stessi. Questa visione risolve due problemi: evita l’introduzione di obblighi salariali che taglierebbero fuori dal mercato del lavoro decine di migliaia di giovani senza esperienza e rende il lavoro non salariato nuovamente una scelta dignitosa. Perché, anche se non pagati in denaro, una retribuzione precisa, cui si ha imprescindibilmente diritto, c’è lo stesso.
Ma la cosa più bella, la parte migliore di tutte, è che non serve alcuna nuova legge. O vecchia. Si consente, semplicemente, di scambiare lavoro ed esperienza all’interno di accordi tra privati. È il trionfo del volontarismo. E laddove le libere volontà di incontrano si materializzano progresso e successo. Senza Stato od Ideologia a mediare, sindacati a farci la cresta e guru di sta ceppa a dirti cosa fare della tua vita lavorativa. Un sogno, che però diventa realtà nella vita di tutti i giorni. Finchè qualcuno non riuscirà ad uccidere questa utopia facendoci una legge, ovviamente…
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,