RENZI PARLA TANTO, MA QUANDO SALDA I DEBITI CON LE AZIENDE CHE ASPETTANO 70 MILIARDI?

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Milano 29 Maggio – Se non fosse il Premier e incutesse ancora qualche rispetto residuo negli inguaribili ottimisti, si direbbe che è un quaquaraquà, un bullo di periferia, uno di quelli che vanno al bar per vantarsi di conquiste mai fatte, un po’ belloccio per chi ama le facce rotonde e giulive, un po’ elegante per chi osserva la firma (solitamente Armani) degli abiti che porta. Tutto qui, per il resto Mina potrebbe dedicargli la famosissima “Parole, parole, parole” che sembra nata per raccontare il suo stile di vita e, purtroppo, il suo modo di fare politica. Gli piace molto la parola “Bonus” un po’ perché è da persona colta, un po’ perché è la magia che avvolge ogni campagna elettorale che incontra sulla strada temporale del potere, un po’ perché pensa che gli italiani siano un po’ ingenui e un po’ fessi da credergli sulla parola. Barcamenarsi tra promesse non mantenute e calendari di scadenze non rispettate è il suo modo di navigare,  tra scogli sempre più impervi sperando ogni volta che il tempo faccia dimenticare promesse e scadenze. Perché ad oggi il suo governo è stato insuperabile nel chiedere, ma molto meno nel dare. E sto parlando di tasse e di restituzione dei debiti che lo Stato ha nei confronti delle imprese. Eppure Renzi aveva promesso enfaticamente con  la solita fanfara che avrebbe saldato il dovuto entro il 21 settembre. Come riporta Il Tempo “Nelle stime presentate da Bankitalia nella «Relazione Annuale 2014», il debito commerciale della Pubblica amministrazione italiana nei confronti dei fornitori privati ammontava lo scorso 31 dicembre a circa 70 miliardi di euro. Un’informazione preziosa, dal momento che dallo scorso 30 gennaio la «Piattaforma per la certificazione dei crediti» del Mef non ha più aggiornato il monitoraggio del pagamento dei debiti maturati dalla Pa al 31 dicembre 2013. All’epoca il Governo sosteneva di aver pagato 36,5 miliardi su un totale di 74,2 miliardi di euro: poco meno della metà del dovuto. Il dato fornito dai tecnici della Banca d’Italia non fa che confermare quanto denunciato già a febbraio dal Centro studi ImpresaLavoro e che fa parte del buon senso economico: i debiti commerciali si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Pertanto liquidare, solo in parte, i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti che si creano risultino inferiori a quelli oggetto di liquidazione. Ne consegue altresì che il ritardo del Governo nel pagamento di questi debiti sia costato nel 2014 alle imprese italiane la cifra di 6,1 miliardi di euro. Questa stima è stata effettuata prendendo come riferimento l’ammontare complessivo dei debiti della nostra Pubblica amministrazione (così come certificato da Bankitalia), l’andamento della spesa pubblica per l’acquisto di beni e servizi (così come certificato da Eurostat) e il costo medio del capitale che le imprese hanno dovuto sostenere per far fronte al relativo fabbisogno finanziario generato dai mancati pagamenti. Elaborando i dati trimestrali di Bankitalia, il centro studi ha stimato che questo costo aggiuntivo per gli interessi sia stato nel 2014 pari all’8,97% su base annua (in leggero calo rispetto al 9,10% nel 2013).”

E nell’anno 2014 15mila imprese hanno chiuso l’attività, 1 milione di lavoratori hanno perso il lavoro, 201 persone si sono suicidate per motivi economici.

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